Jolly Roger 8 / 10 03/05/2014 14:56:30 » Rispondi La bellissima Melissa George interpreta Jess, una ragazza madre che cresce da sola Tommy, il proprio bambino autistico. Jeff è stata invitata da un gruppo di altri 5 amici per una gita in barca e sembra che vi sia una simpatia tra lei e Greg, l'uomo che pilota lo yacht (anzi, costui sulla nave ci vive proprio).
Jess si presenta al porto da sola, trasandata e con aria stralunata, gli altri la guardano perplessi. Ad ogni modo, la gita in barca comincia. Jess sta vicina a Greg, sembra che tra di loro ci possano essere teneri sviluppi… ma da lì a poco una tempesta rovinerà tutto, costringendo i 6 amici a chiedere aiuto. Saranno soccorsi da Eolo, una gigantesca nave che però pare disabitata… Davvero particolare e molto appassionante questo film, a metà tra il thriller e l'horror e difficile da interpretare, almeno fino alla fine, la quale risolve in maniera impeccabile tutti i dubbi.
La mia interpretazione è che Jess sia in Purgatorio, condannata a vivere per sempre la duplice veste di vittima e colpevole, fino a quando non avrà la forza di accettare le sue responsabilità nell'accaduto, dando le spalle al molo, ai suoi amici e alla gita in barca per tornare indietro da quel del tassista che, come una specie di "Caronte", la traghetterà verso il Paradiso che si sarà meritata (o l'Inferno). D'altronde Jess stessa promette di tornare ed il tassista lascia acceso il tassametro. Trovo questa cosa molto metaforica, più tempo lei passerà in questa specie di limbo, maggiore sarà il prezzo che dovrà pagare.
Jess è una figura spaccata come uno specchio infranto. Ha gli occhi che bruciano di chi ha la malattia dell'anima, sempre in bilico tra due opposti: la sua voglia di essere giovane e spensierata e, d'altro canto, le responsabilità che il suo ruolo di ragazza madre comporta. Tra i grandi propositi di essere una buona madre e l'inadeguatezza ad esserlo. Tra la voglia di innamorarsi di nuovo, di spiccare il volo (come il gabbiano che spicca il volo inseguendo l'auto) e, dall'altro lato, il gravame di dover accudire un figlio autistico, che spezza le sue ali e i suoi sogni (come il gabbiano ucciso dall'auto). Persa tra l'amore verso suo figlio a la rabbia nel riconoscere in esso quel qualcosa che vi è inevitabilmente riflessa perché appartiene a quel padre (da lei apostrofato "stro.nzo") che pare li abbia abbandonati.
Jess tratta male il proprio figlio e lo fa in particolare proprio quella mattina in cui hanno l'incidente stradale ed entrambi perdono la vita. Il bambino, ai suoi occhi, sembra voler far di tutto per impedire quella gita in barca… ad esempio rovesciando il barattolo di colori sul pavimento. Lo sbotto di Jess mostra la frustrazione della giovane donna: "tutto quello che ti chiedo è solo un giorno di riposo, solo un fott.uto giorno di riposo!" Geniale, tra l'altro, il fatto che il bambino, quando rovescia i colori per terra, lo fa perché si spaventa nel vedere la Jess "buona" fuori dalla finestra: è un segnale preciso, di come la corresponsabilità della madre sia sempre presente, lanciando anche il terribile dubbio che Jess possa avere una piccola responsabilità non tanto nell'autismo del bambino, ma almeno nel rallentamento della sua guarigione.
Al bambino non interessa quella gita in barca. Per Jess è invece importantissima: finalmente un briciolo di spensieratezza e la possibilità di vedere Greg, un uomo verso il quale prova finalmente di nuovo un sentimento. Ma il gigantesco stress accumulato e tute queste speranze così spesso tradite in passato, culminano quel giorno nell'anima di Jess, che non riesce a reggere. Detto semplicemente, sbrocca. Ed il bambino lo sente, è inquieto, cerca di avvisarla. Percepisce l'irrequietezza e l'esaurimento della madre e intuisce che le cose non potranno che finire male.
E così purtroppo è.
Nell'incidente perdono la vita entrambi e lei, di nuovo, torna su quel molo e di nuovo non riesce ad accettare ciò che è successo. Di nuovo, la sua anima risulta spaccata: tra il bisogno di accettare le proprie colpe e la voglia di buttarsi tutto alle spalle, di dimenticare tutto (infatti, dal momento in cui sale sulla barca, non avrà più ricordi, ma solo dejà vu).
Spaccata tra la la voglia di spiccare il volo almeno per un giorno e la voglia di espiare la propria colpa con la morte. Tra la consapevolezza di avere agito come una "cattiva madre" e la speranza che, forse, le cose si possano ancora cambiare... e che questo dannato "schema", almeno per una volta, possa essere disobbedito, che sia la volta buona di riuscire a trovare l'anello debole della catena per spezzarla, che il destino sia reversibile, che si possa riportare in vita Tommy e ricominciare tutto daccapo come una "buona madre".
Jess è distrutta dai sensi di colpa per essere lì in barca senza il proprio figlio, vuole uccidere tutti i suoi amici come se, uccidendo loro, uccidesse quella parte di sè che voleva evadere dalla sua vita di sacrifici. Li vuole uccidere perché, nella sua testa ormai confusa e sbroccata, è l'unico modo di tornare a casa dal suo bambino.
La sua anima bipolare combatte una battaglia a cui lei stessa non riesce a porre fine: quando si trova davanti a se stessa, nei momenti in cui le due Jess si incontrano, nessuna di loro riesce a sparare all'altra. Proprio come Sisifo, Jess si trova a dover rivivere ogni giorni una condanna, un'eterna lotta contro se stessa che purtroppo sembra non poter avere una fine... perchè nessuna delle due Jess è completamente innocente né completamente colpevole.
Troppe sono le piccole accortezze geniali contenute in questo film e che si notano solo ad una seconda visione...
GOODBYE, PLEASE RETURN! The Sunshine State :-)
Macs 31/10/2020 12:51:17 » Rispondi Molto bello il tuo commento, le interpretazioni che dai nello Spoiler mi hanno convinto. Ho visto questo film solo adesso e devo dire che ha il suo perche'.