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FELLINI - SATYRICON regia di Federico Fellini

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amterme63     9 / 10  08/06/2013 14:40:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Devo dire che sono rimasto colpito e sorpreso da questo film. Non me lo immaginavo cosi "intenso" e potente dal punto di vista visivo-suggestivo. Si tratta, secondo me, di uno dei più riusciti e perfetti film che esplorano le fantasie onirico-fantastiche di natura "distorta" (espressionista) nelle quali a volte la natura umana ama perdersi ("naufragare" come direbbe Leopardi). E' una delle opere d'arte più rappresentative del "deragliamento dei sensi", della creazione fantastica, del potere evocativo e inventivo che ha la fantasia umana. Ne fanno fede le scenografie fantastiche quasi sempre buie, chiuse, innaturali, gigantesche, inquietanti, fra le più suggestive che abbia mai visto. Anche le scene in esterni rispettano questo spirito un po' oppressivo, essendo girate per lo più in luoghi aridi, essenziali, mai viene data soddisfazione "armonica" alla visione estetica.
Tutto questo rimanendo comunque un'opera coesa e rispondente fondamentalmente ai canoni classici di narrazione e rappresentazione artistica (si racconta una storia con personaggi ben definiti).
Non è poi un'opera che si esaurisce esclusivamente nei suoi rapporti formali, ma una testimonianza, una presa di coscienza di stati d'animo, di rapporti interpersonali e sociali visti in chiave malinconica e decadente (la crudezza di diverse scene, il cinismo che impera in ogni situazione, il dominio della ricchezza e l'arbitrio del potere, lo sfociare del godimento sfrenato in noia, indifferenza e depressione - vedi le frequenti espressioni ebete e assenti di tante comparse).
Dietro la rappresentazione grottesca di una fantastica società romana ("Satyricon" è forse uno dei capolavori del genere grottesco) possiamo riconoscere la nostra società dei consumi, con il suo volgare materialismo, il decadimento etico. L'inserimento apparentemente extra-diegetico di dialetti italici, di accenti esteri e altri richiami al presente la dicono lunga sul tentativo di illustrare sinteticamente come viene vista l'incipiente società del consumo imperante da parte di Fellini.
Ed è una visione chiaramente pessimista e negativa della vita basata sul godimento, che fa da contraltare alle visioni "tolleranti" e tutto sommato liberatorie (dall'oppressione del bigottismo) rappresentate in "La Dolce Vita" e "Otto e mezzo".