Un horror italiano che di italiano ha poco/niente e che, finalmente, dopo decenni di buio assoluto (eccezion fatta per Avati e pochi altri) ripropone l'Italia al mondo con le credenziali dei fasti del cinema di genere di fine '70, primi '80.
Il film si presenta con un'ottima fotografia fin dalle prime scene. L'ambientazione nebbiosa e totalmente naturale ci immerge fin da subito nell'atmosfera lugubre, pesante e claustrofobica che ci accompagnerà fino alla fine di questa interessantissima pellicola.
Immagini curate, musiche azzeccate (in certi punti debitrici ai Goblin), trama intrigante e ben congegnata, sceneggiatura e montaggio molto buoni, atmosfera fosca e malata, ambientazione e luci davvero straordinarie, zero nauseabondi effetti speciali digitali. Cosa chiedere di più? E qui si passa ad elencare qualche difettuccio che magari avrebbe potuto essere accuratamente evitato:
RECITAZIONE: non è delle migliori, il protagonista non convince appieno anche se è sopra la sufficienza, mentre Karina Testa secondo me se l'era cavata molto meglio in Frontiers. Molto interessanti invece Nuot Arquint nella parte dell'inquietante e sadico torturatore, e i due cacciatori (di cui uno veramente spietato!)
- In una foresta immensa, in una notte tempestosa, i due ragazzi si ritrovano fortuitamente nello stesso punto. Nel bosco!!! (un po' strano no?)
- Il protagonista quasi si cappotta, spaventato dall'abbaiare del cane da dentro l'auto dei cacciatori (un po' sopra le righe direi)
- I protagonisti, esperti di biking, scappano ai cacciatori correndo sulla strada inseguiti dall'auto, pur avendo un immenso bosco a disposizione
- I protagonisti, una volta fuggiti ai cacciatori, pensano bene di fermarsi ai bordi di un laghetto per una chiacchierata romantica con tanto di pomiciata (forse sarebbe stato opportuno restare un pochino defilati, vista l'aria che tira!)
- Il mostro guida l'automobile (boh, a me par un po' assurdo). Fino alla fine speravo fosse guidata da Angeline (nelle mie congetture complice del mostro)
- In almeno due scene il mostro armato, pur con la vittima di fronte a piede libero, esita un tantino troppo a colpire, così da permentterne la fuga o l'ovvia reazione di difesa
- Il protagonista tenta di scappare all'automobile correndo sulla strada (!!!). Ma in effetti (vedi punto successivo)...
- ...L'auto arriva davvero dappertutto!!! (vedi uccisione dei due cacciatori)
- Il cacciatore con la schiena arrostita, un minuto dopo essersi rialzato dal letto di tortura cammina e parla come niente fosse (improbabile!)
- Il protagonista, una volta fuggito, torna nel luogo di totura attirato dalla voce di Angeline. Pur conscio del pericolo incombente, passa del tempo ad osservare oggetti e filmati che si trovano in una stanza
- I gas emanati dal mostro per evitare la fuga dei tre prigionieri non sortiscono alcun effetto, permettendone comunque la fuga.
D'altra parte tutte le scene citate in questo 'spoilerone' potrebbero essere bellamente giustificate dal fattore 'sogno'.
Comunque ammetto che in questa pellicola i pregi superano di gran lunga i difetti. Tra l'altro la sceneggiatura non presenta particolari buchi ed il plot scorre coerente e lineare fino in fondo, permettendo un discreto grado di coinvolgimento.
Finale per niente banale, che permette una differente lettura del tutto.
In definitiva: Un film che cita il primo Argento (almeno tre sono le scene tributo) pur surclassandolo di gran lunga. Quando si dice: 'l'allievo supera il maestro!'
Un grazie di cuore va a Zampaglione per questa coraggiosa piccola perla che porta una ventata di aria fresca all'ormai stantia 'realtà orrorifica' del nostro Paese, ridando all'Italia un orgoglio perso ormai da tempo.
La scena della prima tortura devo ammettere che è disturbante assai e che mi ha letteralmente spiazzato, portandomi alla mente la crudele scena del forno di 'Frontiers'.