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QUESTA E' LA MIA VITA regia di Jean-Luc Godard

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amterme63     8 / 10  23/11/2012 21:38:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La visione di un film di Godard è sempre qualcosa di speciale e particolare. I suoi film sono unici, caratteristici, da quanto sono pieni di caratteristiche inusuali e anticonvenzionali. Probabilmente è stato uno dei registi più inventivi e originali, perlomeno durante gli anni '60. Le sue opere interessano da tanti punti di vista. Il primario è probabilmente quello artistico, riguardante il cinema in sé. Nessuno meglio di lui è riuscito a far capire allo spettatore di avere davanti una creazione artistica originale di una persona di talento e che conosce bene il mestiere. Gli stimoli sulla natura del "guardare", del "capire" e del "sentire" sono infiniti nelle sue opere. Queste però sono anche storie intense riguardanti esseri vivi, palpitanti, complessi e perciò molto umani.
Certo non tutte le ciambelle sono riuscite con il buco pure a lui. Qualche volta risulta ostico, oscuro, difficile e perciò pesante e noioso, ma nella maggior parte dei casi riesce a fondere in maniera mirabile e perfetta le sue caratteristiche stilistiche e intellettuali con storie e personaggi che lasciano il segno.
E' il caso di "Questa è la mia vita" ("Vivre sa vie"), un film che io ho trovato molto affascinante e da cui sono rimasto incantato.
Qui le stranezze e le originalità stilistiche di Godard intrigano e arricchiscono molto la visione e la conoscenza che si ha tramite le immagini. Lo si nota subito fin dalla prima scena: un lungo piano sequenza in cui un uomo e una donna dialogano sempre ripresi da dietro la nuca, con il loro riflesso in una parete lucida di fronte, mentre tutto intorno la vita si svolge nella sua normale e prosaica normalità. Discorsi banali, discorsi profondi, allegria e tristezza profonda si alternano in maniera spontanea e casuale, imprevedibile, come del resto è nel nostro essere quotidiano. Ed è così in tutto il film, con la mdp che indugia su di una faccia, evitando il canonico campo-controcampo, con tanti i primi piani, molte riprese a volte estranee alla storia e soprattutto con in sottofondo sempre il suono in presa diretta, mai filtrato. E' così fedele la riproduzione del reale che questo film rimane fra i più belli omaggi alla Parigi anni '60 mai fatti dal cinema (qui ripresa con il bianco nero che ne accentua gli aspetti autunnali). Tra l'altro i film di Godard vanno assolutamente visti in lingua originale, con il sonoro originale.
Le scene si susseguono a spezzoni, vengono descritti avvenimenti apparentemente insignificanti o banali, e magari all'improvviso fa irruzione qualcosa di insolito e sorprendente (la sparatoria).
Eppure nonostante l'anticonvenzionalità e la mancanza di vera trama, il film ha una sua unità, un suo pathos specifico molto marcato. Ciò è merito del personaggio di Nana, che viene sviscerato a fondo dal lato umano e soprattutto grazie alla superlativa interpretazione di Anna Karina, che dà al personaggio un fascino, una grazia, una spontaneità, un calore unico, stupendo, bellissimo.
La storia di Nana tra l'altro non è per niente facile. Tramite il suo personaggio, che fatica molto a trovare un ruolo stabile nella società ed è costretto a prostituirsi per sopravvivere, Godard vuole rivelare uno stato scomodo e rimosso del vivere sociale, quale quello della prostituzione femminile. In una scena molto importante del film, fatti banali riguardanti la vita quotidiana e normale della prostituta Nana, sono commentati da una voce off che snocciola dati, legislazione e fatti riguardanti il "mestiere più antico del mondo".
Nonostante ciò la prostituzione e il suo mondo sono visti con occhi non "morali" o pregiudiziali, la figura di Nana non ne esce per niente sminuita, anzi c'è tempo per la splendida scena del suo dialogo filosofico con l'anziano al bar.
E' così il film: piccole scene "insignificanti" ma così intense, belle, illuminate dalle dolci espressioni della bellissima Anna Karina. Assume così valore dolente il finale tragico e "casuale". E' così nel mondo: la bellezza viene usata, sfruttata, calpestata. Meno male che c'è la mdp di Godard che riesce a testimoniarcela a imperitura memoria.