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QUESTA E' LA MIA VITA regia di Jean-Luc Godard

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Lucignolo90     8½ / 10  05/06/2013 17:21:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Forse il film più importante del primo periodo del regista insieme a Fino all'ultimo respiro. Il cinema di Godard è ricco di inventiva ed è spesso spiazzante per i canoni del cinema di allora, la prima scena con Anna Karina e l'uomo che vengono ripresi di spalle rivolti al bancone per l'intero piano sequenza ininterrotto merita di ritagliarsi uno spazio importante nella memoria di un qualsivoglia amante del cinema. Tarantino è un fan del cinema francese degli anni 60 e in Pulp Fiction si ricorda facilmente una scena analoga con il boss Marsellus Wallace che parla a Bruce Willis e per l'intera durata della conversazione non è mai ripreso in faccia ma sulla nuca.

Citazioni a parte Godard stravolge anche l'unità narrativa che differenzia un opera cinematografica dal teatro e deframmenta la storia in capitoli (12) ognuno accompagnato da didascalie anticipatrici dei fatti e ognuno con uno stile diverso che và dal dramma sentimentale, al documentario (la descrizione per filo e per segno su come debba lavorare correttamente una prostituta con la voce off screen) e al saggio filosofico nella scena con il signore di mezza età. Tutte parti di film che stilisticamente sembrano slegate tra di loro ma che hanno nel bellissimo volto di Nanà il collante che dà un senso (crono)logico alla vicenda.

L'attento occhio osservatore di Godard ci fà sentire come un uomo curioso che origlia la conversazione del tavolo accanto mentre aspetta che arrivino le ordinazioni, e nonostante tutto, con i movimenti di camera a 180° a panoramica è come se ci volesse ricordare che anche noi potremmo essere nostro malgrado osservati o che comunque c'è sempre qualcosa in agguato o che può succedere al di fuori (scena dei colpi di mitragliatore).
Sguardo che comunque non è mai pregiudizievole della condizione della ragazza costretta a farsi prostituta, ma anzi ne rafforza il valore, riscontrabile in mirabili parallelismi come quello fatto quando la ragazza và al cinema e si commuove guardando la passione di Giovanna D'Arco di Dreyer, quasi identificandosi spiritualmente con lei.
E' proprio questo sguardo sapientemente comprensivo ma mai compassionevole che ci fà stare dalla sua parte, fino al rosselliniano finale destinato a restare dentro di noi.