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THE THIRD EYE regia di Carol Lai

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Ciaby     5 / 10  01/02/2010 15:34:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che Hong Kong arranchi un po' troppo negli ultimi anni nel genere horror, quando negli anni '80-'90 era, praticamente, il fulcro del genere, non è un mistero.
Certo, escono comunque ottimi film ("The Eye", "In Love With The Dead", "Horror Hotline...Big Head Monster"), ma vengono surclassati da tonnellate di ***** (basta parlare di ciofeche come "A Wicked Ghost 3: Possession", "The Park", "Naraka 19" o "Forests Of Death"?). Insomma, è praticamente dal 2000 che Hong Kong fatica a fare ottimi film di genere con la stessa nochalance di dieci anni fa.

Consapevole di questo, mi sono avvicinato cautamente ai moderni horror HK che mi sono passati davanti, ma dopo aver visto l'angosciante "Horror Hotline" ho cominciato a riacquistare pià fiducia nel cinema di paura dell'ex-colonia inglese. Ed ecco che mi sono prontamente procurato "The First 7th Night" di Herman Yau e questo "Third Eye" di Miu Suet-Lai.

Il primo non l'ho ancora visto, ma entrambi i film sono diretti da registi con cui non mi trovo molto bene: Yau, pur essendo uno dei più importanti registi HK non è mai riuscito a conquistarmi (anzi...) e la Lai, regista donna, conosciuta prima con le love story e poi approdata all'horror, mi aveva scioccato negativamente con l'orrendo "Naraka 19", inguardabile pasticcio fantateen privo di senso.

Nonostante il pregiudizio, però, ho deciso di darle un'altra chance, visto che questo film, sia dalla sinossi che dalla locandina misteriosa, sembrava finalmente un buon horror, eppure...vabbeh...leggete e capirete.
Il film inizia molto bene, è girato in digitale, ma la regia fluida lo fa apparire come un film ad alto budget, che parte come se volesse mostrare tutti i dettagli, in vista di ipotetici colpi di scena.

La prima, abbondante, ora è sacrificata alla sola descrizione dei personaggi e delle relazioni tra loro, cosa non negativa, anzi appassionante, inframmezzata solo da una scena orrenda (un ragazzo che viene avvolto da marijuana in digitale...puah), ma (chiudendo mille occhi) perdonabile. In mezzo, qualche impulso amoroso teen (baci pucci & co.) e un discorso telefonico assurdo (Ogni persona dovrebbe avere due cellulari: uno per giocare e uno per chiamare): critica alla generazione SMS o un film finanziato dalle compagnie telefoniche? Chissà.

Dopo un'ora, comunque, erriva finalmente la parte horror: la gente comincia a morire e la storia si fa intrigante, ma forse con il tentativo di realizzare qualcosa di innovativo che non sia il solito slasher, la regista non sa più dove andare a parare e, dopo aver dato il volto dell'assassino a dieci persone diverse, affoga il film nel sangue e nella confusione.

Il risultato è un filmetto sfilacciato ,che cerca il finale ad effetto ma che non ci riesce e getta lo spettatore in un'interminabile serie di irritanti sottofinali, che confondono e basta.

Una mezza delusione, l'ennesima del nuovo cinema horror di Hong Kong.