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REVANCHE - TI UCCIDERO' regia di Götz Spielmann

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     7 / 10  07/03/2010 01:40:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pare che i registi austriaci ormai siano specializzati nell'emulare Haneke... Nell'epoca dell'Homo Zappiens, dove si reggono sì e no 7 minuti di attenzione prima dell'immancabile fascia pubblicitaria di turno, recuperare al cinema il ritmo lento, il rigore anche formale dell'inquadratura, la prospettiva che non ti aspetti per descrivere un evento, è un'ottima notizia in sé.
Il problema è che di Haneke ce n'è uno e che non le ha neanche azzeccate tutte nella sua carriera. La Hausner gli va vicino, Spielmann deve ancora farsi un po' le ossa.
Sì perché questo non originalissimo film (ricorda molto, forse troppo, "Delitto e Castigo" con tanto di riferimenti cristografici), se ha innegabilmente dalla sua la notevole intensità e umanità dello sguardo rivolto alle emozioni dei personaggi, se sicuramente possiede un rigore stilistico di rilievo, manca però di completezza e di uniformità ritmica dando la sgradevole sensazione durante la visione o di dire troppo o di non dire nulla. Nei primi 30-40 minuti il film non riesce a decollare, indugiando con sguardo distaccato e con lungaggini su una vicenda che avrebbe richiesto maggior ritmo da poter contrapporre all'improvviso mutamento narrativo che nella seconda parte mette in scena tutto lo scatenarsi delle contraddittorie emozioni che divorano e dilaniano i personaggi. Così, se nella prima parte non si riesce proprio a partecipare ai drammi mostrati, nella seconda il thriller emotivo prende il via, scandìto ossessivamente dalla legna trasportata e tagliata dal protagonista con rabbia.
Significativamente la vera colonna sonora del film è costituita dai rumori frastornanti della città e dei night-club e da quelli decisamente più dilatati, rilassanti o minacciosi della campagna mentre le emozioni umane escono come fiumi in piena a stento trattenute dagli argini delle convenienze sociali.
Molte inquadrature sono citazioni esplicite dei film di Haneke, gli attori grandiosi nel riuscire a rendere la quotidianità dei loro personaggi pur nel contesto degli eventi eccezionali che si scatenano su di loro e a causa loro, la regia rigorosissima (nessun dettaglio è lasciato al caso in ogni inquadratura), la fotografia rende alla perfezione il senso di "banalità del male (e anche del bene, in questo caso!)".
Tuttavia, l'eccesso di oggettività usato nella prima parte che rende la lentezza del ritmo filmico a tratti poco sostenibile e i personaggi distaccati da noi che li guardiamo, lascia alla fine della visione la sgradevole sensazione di un film incompiuto o quantomeno di riuscito a metà: la seconda, per l'appunto! Peccato perché quando invece tutta la vicenda si incentra sulle reazioni emotive dei personaggi (altro plauso ad attori e regista che li ha diretti), come spettatori veniamo catapultati direttamente all'interno dei loro tormenti. Cosa che conferisce al film un carattere di inesorabilità, che è il suo maggior pregio.
Da tenere d'occhio, questo nuovo regista austriaco, aspettandolo per una maturità che non credo tarderà ad arrivare. O almeno così spero!
amterme63  08/03/2010 19:49:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Qualche piccola integrazione (un po' di sinossi, due parole sugli attori) e avresti potuto mandare questo testo in redazione. Hai in pratica scritto una perfetta recensione al film. Sei bravissimo. Davvero, prova! Sarebbe un attività/divertimento in più per te (penso) e una gioia per noi lettori amanti del cinema.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  09/03/2010 00:51:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Oddio, arrossisco! Ti ringrazio del complimento, io scrivo di getto quello che mi suscita la visione di un film, quello che stuzzica nella mia sensibilità, nulla più. Proverò a seguire il tuo consiglio ma non so se ne sarei all'altezza (ho letto fior di recensioni in questo sito, le mie impallidiscono al confronto!)...