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UN CHIEN ANDALOU regia di Luis Buñuel

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ULTRAVIOLENCE78     9 / 10  18/04/2008 21:09:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo cortometraggio è l'espressione della libertà e della creatività artistica, che trascende la narrazione tradizionale per situarsi nell'area della rappresentazione dell'interiorità.
Come i film onirico-visionari di Lynch, le opere di Bunuel non agiscono sull'intelletto bensì sull'emotività di chi guarda, che viene travolto, ammaliato e allo stesso tempo perturbato dalla acuta espressività delle immagini. L'occhio sezionato (associato alla luna attraversata da una sottile nuvola), la donna che col bastone spinge per strada una mano mozza, l'uomo che tira due preti e due pianoforti sormontati da altrattanti asini in decomposizione, il palmo della mano su cui si è installato un formicaio ecc... per lo spettatore appaiono tutte come scene destituite di senso, poichè legate intimamente alla dimensione psicologica e onirica di chi le ha concepite. Certo, con un considerevole sforzo ermeneutico si potrebbe tentare di interpretarle (per esempio, la sequenza dei preti legati ai due pianoforti è stata da molti letta come il peso della tradizione cattolica che impedisce il progresso della civiltà e che osteggia il libero esprimersi dell'arte), ma nel momento in cui si compie questa operazione si va a svilire una materia che proprio nella sua "caleidoscopica" cripticità trova la ragion d'essere.
Bunuel e Dalì ci regalano un preziosissimo esempio di cinema surrealista, che nell'immagine finale (l'uomo e la donna immobili col corpo immerso nell'arena) sembra trasfigurarsi e cristallizzarsi in un'opera pittorica.