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ESTASI DI UN DELITTO regia di Luis Buñuel

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Marco Iafrate     8½ / 10  30/11/2007 00:01:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dissacratore della realtà, anticonformista, amorale, criptico quanto basta per non farsi amare, l'Aragonese Bunuel, firma un altro splendido film, piccolo gioiello del surrealismo ricco di un penetrante Humour nero; non che il regista non ci abbia abituato a pellicole particolari, pronte allo scandalo, il suo cinema intriso di intelligenti provocazioni erotico-religiose e non, ha creato non pochi problemi alla censura, censura che comunque non ha intaccato minimamente la personalità e la coerenza del regista che ha mantenuto dal primo all'ultimo lavoro quella continuità che lo ha sempre distinto.
La voce fuori campo con la quale si apre il film è quella del protagonista che confessa ad un ispettore di polizia i delitti che ha commesso, un Flashback ci riporta indietro nel tempo dove ad un bimbo vivace e capriccioso gli viene dato, per tenerlo occupato, un carillon dalla mamma che deve uscire per andare al teatro, questa, uscendo, suggerisce alla governante di inventare una favola al bambino che narri la storia della scatola magica....... dal turbamento conseguente al racconto, abbinato ad una tragica coincidenza che ha per protagonisti il carrillon, la governante ed un proiettile vagante, il bambino crescerà con la mente invasa da fantasie perverse che, ormai adulto, lo portano a commettere efferati delitti ai danni di giovani donne, o almeno questo è quello che lui crede.
Ancora una volta Bunuel gioca con il labile equilibrio di due forze in campo, il desiderio e la repressione, questi due sentimenti a contrasto sono stati una costante dei film di Bunuel, come una costante sono sempre stati i vigorosi attacchi alla religione ed alla borghesia. Il ricco ed aristocratico Archibaldo (la borghesia) sfoga le sue frustrazioni sessuali a causa della severa educazione cattolica ricevuta fin da bambino (la religione). Estasi di un delitto si colloca all'interno della parentesi messicana del regista necessaria dopo una denuncia di ateismo seguita dalla pubblicazione di un libro di memorie di Salvator Dali' ed alla scalata al potere di Franco durante la guerra civile; le manifestazioni pubbliche di disprezzo nei confronti del dittatore spagnolo costringono Bunuel ad un lungo esilio. Nel film non mancano le scene cult, o almeno quelle che io considero tali, una su tutte quella del manichino, sosia di una modella da lui invano corteggiata con l'intento di ucciderla, trascinato nel suo laboratorio e bruciato dentro il forno (frustrazione, ossessione, impotenza). Un cast di attori modesti non è sufficiente a rendere modesto il film, che sotto la guida del regista spagnolo si eleva ad opera pregevole e indiscutibile.