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CATERPILLAR (2010) regia di Koji Wakamatsu

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Ciaby     10 / 10  03/07/2011 19:40:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Eccolo qua, uno dei film giapponesi più attesi dell'anno. Eccolo qua, con il suo premio al festival di Berlino per la straordinaria interpretazione di una magnifica e impressionante Shinobu Terajima. "Caterpillar" è il nuovo, grande, capolavoro di Wakamatsu. L'orrore della guerra, solo di facciata "onorevole e grande", nasconde i suoi semi del male (le agghiaccianti scene di stupro che si mischiano alla violenza del fuoco) e all'impossibilità di poterne dimenticare la violenza (il rapporto di coppia, già messo a dura prova che si sfalda).

Wakamatsu torna più grande di prima, confezionando inaspettatamente uno dei suoi più grandi film, dove denuncia con forza e coraggio l'inutilità e persino la stupidità (incarnato dallo "scemo del villaggio", portatore di un sottile e sarcastico umorismo) della guerra.

Dietro la facciata della bellezza, dell'onore e del coraggio si insinua l'ipocrisia di due derelitti: l'uomo, forte e coraggioso che rinuncia ai suoi arti e mette a repentaglio la sua vita per l'Impero, è solo un verme (un bruco, citando il titolo) che ha commesso degli atroci crimini rimasti, inesorabilmente, incoffessati e la donna, grande esempio della "perfetta moglie di un eroe di guerra", che nasconde la debolezza e il collasso nervoso, soffocando un aspro e violento sentimento di vendetta.

Il film parte quasi pacato, alternando alcune inquietantissime scene erotiche, filmate spesso da lontano, senza indugiare sui particolari sensuali dell'amplesso (come invece avviene spesso nel cinema di Wakamatsu) e momenti di intimità di coppia e orgoglio, prima di esplodere in una straordinaria mezz'ora finale, dove non ci si può più raccontare bugie e dove tutto precipita.

Straordinario il finale. Il lago silenzioso, il grido che annuncia il crollo di ogni onore: "La guerra è finita! La guerra è finita!". Nonostante si abbia perso, si è felici di essere finalmente tornati alla normalità.

Un capolavoro tutto da vivere e, a volte, persino subire, come un revolver puntato alla tempia, che alterna vivacemente fiction e documentario, neorealismo e surrealismo, confermando la fama e la bravura di uno dei massimi registi contemporanei, non solo giapponesi. Da non perdere.