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PRECIOUS regia di Lee Daniels

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     5½ / 10  29/11/2010 21:09:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il tipico film che "pretende" applausi a scena aperta, ma a me non mi fregano. Credo di appartenere a quell'elite ristretta che non ama pronosticare le scelte alla prossima notte degli oscar (!). Script in stile "Monster" ma privo della cocente brutalità sociale di quel film (peraltro ottimo). Vedi l'odissea di Clareence Jones e "sprofondi" con lei, soprattutto è Lee Daniels a pretenderlo per noi/me. Ma è così compiaciuta questa "Rosetta" di Harlem da far perdere di vista l'empatia naturale che volevo riservare alla protagonista.
La realizzazione del film - immersa per esempio in un barocchismo pop alquanto sgradevole (vedi i sogni ad occhi aperti di C.) può essere libera ed egocentrica quanto ti pare, ma è difficile provare un senso di indincibile disagio.
Lascia perplesso il contorno di personaggi fin troppo politically correct come l'insegnante materna o l'infermiere belloccio (lenny kravitz) tanto "irraggiungibile" da provare interesse per la sorte della povera ragazzina.
E sì, entriamo subìto nel calvario dei soprusi domestici più efferati, e poi ci liberiamo facilmente dai pregiudizi. A quel punto tutto può servire, l'mtv virtuale e i racconti di vita delle riviste femminili, il premio pulitzer e la parapsicologia, le scuole alternative stile meeting di alcolisti anonimi, persino Sophia Loren stuprata assieme alla figlia in un illustre e doloroso romanzo (e film) Moraviano.
Intendiamoci, il regista ha l'indubbia capacità di descrivere il degrado urbano della metropoli, l'ambiente domestico sordido - memorabile la mdp che inquadra la scala delle percosse - la colonna sonora è da urlo, l'attrice è una dissociazione corporale pertinente al soggetto, l'epilogo finale risolve decorosamente certi scompensi narrativi.
Eppure non riesco a liberarmi dalla sensazione di un clamore annunciato, invano, quasi inerme come il distacco tra me e questa (terribile) storia.
Tanto più che il momento più emozionante mi è sembrato quello della nascìta di un bebè, come prova conciliante in un mondo autopunitivo ed esasperato