caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

PRECIOUS regia di Lee Daniels

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
oh dae-soo     8 / 10  16/07/2011 15:49:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE: il commento potrebbe contenere anticipazioni.

Preziosa è la vita, qualsiasi vita.
Ancor più preziosa, un diamante grezzo, è la vita dei bambini e degli adolescenti.
Chiunque si appropri di quel diamante, chiunque lo faccia perdere di lucentezza, chiunque arrivi persino a deturparlo commette uno dei crimini più infami e devastanti che si possano soltanto immaginare.
Preziosa, Precious, è il nome, ma non la vita, di una ragazza di Harlem, un immenso diamante nero di 150 kg.
Precious ha una madre che la chiama "tr.oia".
Precious ha una madre che la picchia e la fa sentire un'handicappata.
Precious è stata stuprata più volte dal padre.
Precious ha avuto due figli dal padre tra i quali una bimba con la sindrome di Down.
Precious ha l' Aids.
Una vita completamente devastata dalle due persone che in un mondo normale avrebbero dovuto volergli più bene.
"L'Amore mi ha violentata".
"L'Amore mi ha chiamato animale" dice Precious alla sua insegnante.
Già, perchè lei, come dargli torto, crede che l'Amore debba per forza combaciare con la Famiglia. Non è questo naturale? No, non c'è niente di naturale, di umano, nella vita di Precious. Con due spalle larghe quanto il suo mastodontico fisico presupporrebbe, Precious è però riuscita ad andare avanti e, forse, trasformerà la m.erda che gli hanno gettato addosso in pepite d'oro, in speranza, in futuro. Capirà che "persone che a stento mi conoscono mi vogliono più bene di mia madre e mio padre" perchè love is in the air e a prescindere dai legami familiari, c'è gente che apre la bocca per respirarlo e altri no.
Film la cui valutazione può prescindere quasi dal film stesso. Affatto perfetto, trova però una straordinaria potenza nel messaggio che lancia, nella materia, nella storia che racconta. Diventa un film imprescindibile, da vedere quasi come documentario, da considerare quasi come una news del tg, perchè può forse servire ad aprire gli occhi a chi ancora preferisce di tenerli chiusi.
Una sceneggiatura non perfetta, passaggi un tantino confusi e troppo bruschi; personaggi come quello di Kravitz assolutamente ininfluenti (messi forse solo per attirare) ed altri veri e propri clichè; inserti visionari del regista troppo lunghi e reiterati (ne sarebbe bastato uno al momento giusto); un modo forse troppo moderno per raccontare una vicenda così sporca.
Però, ripeto, l'impianto cinematografico (comunque buono) può prescindere dalla forza che il film emana, dal cazzotto che, senza possibilità di schivata, ci prendiamo in faccia. Merito anche delle grandi interpretazioni degli attori, quella della dilettante protagonista e quella di Mo'nique, la madre, personaggio terribile, disgustoso. Il suo dialogo-monologo alla fine del film davanti all'assistente sociale (una sorprendente Mariah Carey) è così forte, schifoso, devastante da far star male. Questo non è cinema però, questa è la triste realtà che dietro giardini curati, mura bianche e tendine a pois nascondono parecchie famiglie nel mondo. E, credetemi (perchè questo è forse il tema nella vita a me più caro), considero l'abuso, non solo sessuale, ma anche psicologico verso i propri figli un crimine molto più grave di qualsiasi conflitto mondiale, di qualsiasi guerra, perchè molto più viscido, molto più aberrante, molto più "sleale", un crimine che riguarda noi, e non loro, i padroni del vapore.
"Cosa sai fare meglio nella vita Precious?" le chiede l'insegnante.
"Niente, non so fare niente" risponde la ragazza.
Poi, dopo un pò: "anzi sì, so cucinare bene".
No, cara Precious, tu sai fare bene molte cose.
Sai lottare, sai resistere, sai andare avanti.
Sei un esempio e un punto di riferimento per tutte quelle come te.
Quelle che gli orchi, i mostri, non li sentivano raccontati nelle favole, ma li avevano fisicamente a fianco, proprio al posto di quelle persone che, le favole, dovevano raccontarle.