speXia 4½ / 10 12/06/2012 21:54:52 » Rispondi Avevo sempre evitato di vedere film horror bollywoodiani, a causa della loro durata spesso sproporzionata, la presenza di canzoni, o semplicemente perchè non mi hanno mai incuriosito, o ne sentivo parlare male. Quindi questo Gauri è l'unico approcio che ho avuto con il cinema horror indiano. Purtroppo.
Iniziamo subito con quelle pochissime cose da salvare: 1- la volontà non tanto di spaventare, ma di far riflettere sul delicatissimo e controverso tema dell'aborto (un po' come hanno fatto con moltissima più efficacia il sommo Re-Cycle e l'ottimo The Unborn Child). 2- gli attori, che se la cavicchiano. 3- la location immersa nella natura, bellissima, soprattutto con quella vista sulla cascata. 4- la durata nella norma. 5- la presenza di pochissime canzoni (solo 2 ninna-nanne) e di brevissima durata. Peccato che siano pregi di non grandissimo valore... E per quanto riguarda il punto 1, però, c'è da dire che il film non ci riesce per niente. Ah, un dubbio: il finale dovrebbe commuovere?
Per il resto, Gauri - The Unborn è un film horror assolutamente anonimo e trascurabile, con una trama banale e già vista, una sceneggiatura priva di intrecci/colpi di scena, una regia e fotografia mediocre, e degli effetti speciali inguardabili. Come se non bastasse, è totalmente privo di suspence o spaventi, cosa che perfino l'horrorino più banalotto può regalare.
Del filone (sì, perchè ormai è praticamente diventato un filone dell'horror) ho visto di peggio: l'inguardabile film turco The Abortion, oppure l'americaneggiante e commercialissimo Il Mai Nato. Ma ho anche visto mooolto di meglio, come ad esempio i già citati Re-Cycle e The Unborn Child: il primo capace di trattare il tema dell'aborto in modo visionarissimo e strappare un barile di lacrime ; il secondo avente una trama per niente banale, nonostante sia del 2011 e la tematica sia ormai abusatissima, e una sceneggiatura interessante con dei bei colpi di scena annessi. E soprattutto, entrambi riescono nei loro intenti: far riflettere lo spettatore e toccarlo nel profondo.