Jolly Roger 7½ / 10 29/04/2012 13:10:21 » Rispondi SE MUOIO VOGLIO ESSERE CREMATO! Potrei anche fermarmi qui con il commentare questo film, ho già detto tutto! L'ho visto il 25 aprile, festa della pseudo-liberazione dellitaglia. Giornata un po' triste, almeno per me. Non per chissà che motivi, ma perchè mentre tutti gli itagliani si sentivano più "liberi" e in festa, invece io, finto "libero" professionista (ritorna, questo concetto di pseudo-libertà) purtroppo lavoravo. E la sera, in piena paranoia, ho deciso di mettermi su un film per distrarmi un po'. Ho scelto BURIED. Forse ho inconsciamente pensato che, per celebrare questa allucinazione collettiva itagliana di pseudo-libertà, era perfetto un film di uno che si sveglia in una tomba, sepolto vivo. Ma ho solo sbagliato. Questo film è unicamente servito a darmi il colpo di grazia!
Buried è film incredibilmente originale. Non è mai stato fatto nulla di simile, sotto un certo profilo è un esperimento cinematografico. Un'ora e mezza in una bara. Nessuna inquadratura di uno spazio esterno, aperto. Niente luce del sole. Solo buio. Buio e stretto. E io guardavo il filmn al buio. Dopo mezz'ora già mi ci sentivo dentro. Sentivo le assi attorno a me. Il puzzo di legno marcio. La sabbia nel naso. Respiravo meno aria. Mi sentivo abbandonato. Avevo voglia di spaccare il video a unghiate.
Probabilmente le mie cellule cerebrali hanno amplificato eccessivamente le emozioni del film. Dev'essere per questo motivo che, dopo aver finito Buried, appena prima di addormentarmi, ho preso un foglio bianco e ci ho scritto sopra: "se muoio, voglio essere cremato". L'ho ripiegato e l'ho lasciato sul comodino. Non volesse mai la sf.iga che proprio quella notte il mio organismo avesse deciso di passare dal sonno alla morte apparente, con tanto di risveglio postumo, nell'infelice condizione di imbarato vivo.
Comunque il film è fatto bene. Qualche scemenza palese a dir la verità c'è
ma complessivamente il film regge. Regge, perchè è un thriller-horror (il tocco horror sta nel fatto che - come gli horror - tende a scioccare lo spettatore presentandogli scene raccapriccianti, come, nel caso specifico, una situazione di immedesimazione in una persona sepolta viva). Regge solo per questo motivo, perchè per il resto, la situazione che presenta pecca di forte, sospetta, non-verosimiglianza.
Terroristi che obbligano il catturato a fare un video, per ottenere un riscatto. Non sono un esperto di intelligence militare, ma dubito che questa sia la regola, anche se non dubito sia successo anche questo.
Intendo dire che i terroristi che fanno il video non sono quelli che chiedono soldi. Sono quelli che fanno sul serio. Quelli che ai prigionieri gli tagliano la testa con un coltello, e mentre la tagliano fanno un bel video e lo inviaano ad Al Jazeera, perchè, nel loro fanatismo, cercano proprio quello, vogliono terrorizzare, fare casino, fare pressione sull'opinione pubblica, esattamente come i kamikaze che sacrificano la loro vita per farsi saltare in aria.
Al contrario, i terroristi "per soldi" (e credo che siano la maggior parte) dubito che partano così in quarta con i mass media, video, internet eccetera eccetera. Perchè se rapisci un occidentale e poi ti metti a fare spettacolo, finisce che fai anche un bel casino. Vai a creare casi nazionali. E quando poi il caso è nazionale, e milioni di persone lo seguono al tg, diminuiscono le possibilità che ti becchi il riscatto e aumentano invece quelle che ti becchi una fucilata in testa dalle forze speciali.
Credo che siano tantissime le persone che sono state rapite in medio oriente in questi anni. Molto di più di quelle che possiamo vedere in questa interessante lista del corriere della sera, che tra l'altro è del 2004 - 2005, e che non contiene i nomi delle persone che sono state liberate.
Ce ne saranno moltissimi altri. Di cui l'opinione pubblica non ha saputo niente perchè il rapimento è stato tenuto nascosto, sia dall'intelligence sia dagli stessi terroristi, che molto probabilmente si sono beccati un sacco di soldi, oppure invece un proiettile, o entrambe le cose. La mia impressione sul film è che non sia verosimile al 100%, proprio per il fatto che:
- i terroristi sono interessati solo ai soldi, ma poi cominciano a chiedergli di fare video, come se ciò potesse aumentare le possibilità di ottenere il riscatto; in realtà, aumentano solo le sue possibilità di essere salvato, con l'esercito americano che si impegnerà sei volte tanto per trovarlo;
- i terroristi gli chiedono di autotagliarsi un dito. Ma che terroristi sono? Non glie lo possono tagliare loro?
- inoltre, se vuoi avere un ostaggio per ottenere un riscatto, perchè lo devi tenere sepolto in una bara?
Possiamo attribuire al fim una maggiore verosimiglianza, pensando forse che i terroristi in questione siano dilettanti. Persone a cui è capitato l'ostaggio, se lo sono trovati, hanno provato, e hanno deciso di seppellirlo. Boh. In realtà questa scusante cade un po', se pensiamo che il film ti fa capire che altre persone sono state rapite e sepolte nello stesso modo, quindi non possono essere dilettanti allo sbaraglio.
Prima di guardare Buried, avevo letto da qualche parte che il finale lasciava di stucco. Per un'ora e mezza mi sono spremuto le meningi per capire come avrebbe potuto finire un film del genere. In realtà man mano che il film va avanti diventa sempre più prevedibile. Facilmente lo si capisce.
Infine, ho letto molti commenti in merito alla persona citata nelle telefonata tra il sepolto vivo e l'esercito, tale Mark White. Secondo me (attenzione spoilerone!)
quando il comandante, alla fine, comunica a Paul che la tomba che hanno aperto purtroppo non è la sua ma quella di Mark White, è davvero dispiaciuto. Evidentemente dispiaciuto per due motivi:
1) Mark White dev'essere probabilmente morto, quando aprono la bara. L'esercito sicuramente presumeva che la vicenda Mark White non avesse avuto un happy ending, ma aprendo la bara ne ha hanno la conferma.
2) In secondo luogo, e molto di più, è chiaramente dispiaciuto per Paul, per il protagonista del film. Evidentemente, comunque, i due avevano maturato un legame, seppur telefonico, tra vittima e salvatore. Ecco perchè il comandante è dispiaciuto; di certo, egli stesso preferiva una fine diversa per la vicenda.
E' un dispiacere molto lavorativo (il dispiacere per aver fallito una missione) ma anche "partecipativo" (cioè un dipiacere causato dalla pietas, la partecipazione emotiova al dolore di Paul). E comunque non bisogna dimenticare che Dan Brenner è un militare: quel "mi dispiace Paul", è anche un dispiacere militare: il comandante si rivolge a Paul quasi come se Paul non fosse un civile, ma anch'egli un militare. Un militare che mette in conto la brutta fine che può fare, a causa del proprio mestiere. Paul diventa un soldato nel momento in cui viene rapito. Da quel momento, come militare, deve mettere in conto la morte (prima, da contractor in Iraq, non l'aveva fatto, come del resto non lo fa nessuno: viene vista come un'occasione per guadagnare uno stipendio, per esempio da camionista, 3 volte più sostanzioso di quello percepito in occidente. Il luogo è visto come pericoloso, ma non si mette mai in conto di essere proprio quela persona, fra tante, che farà una brutta fine). E il comandante si rivolge a lui come farebbe rivolgendosi ad un altro comandante che stà in prima linea, asserragliato dai nemici, dicendogli che non può inviare i rinforzi: "mi dispiace Paul".
Il problema che sorge è: perchè mai il comandante Dan Brenner, parlando tempo prima con Paul, aveva citato Mark White come una persona che era stata salvata?
Io penso che il comandante, semplicemente, era stato preso di sprovvista dalla domanda di Paul. Dovendo citare il nome di una persona salvata, risponde che non è autorizzato a fare nomi. Poi, visto l'incalzare di Paul, è costretto a fare un nome, e in fretta e furia tira fuori: "Mark White", ma non è vero che Mark White è stato salvato.
Perchè allora questa bugia?
Il comandante fa quel nome per due ragioni. La prima ragione è che non potrebbe fargli il nome di una persona viva, cioè è stata effettivamente liberata. Questo perchè evidentemente ci sono questioni di segreto militare, perchè le operazioni di liberazione dei prigionieri possono comportare anche l'utilizzazione di spie, di infiltrati eccetera eccetera. La seconda ragione è che non può fare il nome di una persona morta. Cosa succederebbe se il comandante dicesse "Tizio" e Paul sapesse che invece Tizio è morto? Perciò non rimane che un nome: Mar White. Fresco fresco, catturato da poco (tre settimane a quanto dice il comandante), e probabilmente appena deceduto - ritengo che il comandante, non avendo più notizie di Mark White da giorni, lo desse già per morto, perchè ormai da molti giorni chiuso senza ossigeno. In ogni caso, Mark White è l'unico nome di ostaggio di cui sicuramente nessuno conosce il destino, a parte lo stesso comandante che stà seguendo il caso.
L'ultima domanda che potrebbe sorgere è: perchè il comandante non fa un nome inventato? Non so. Bisogna mettere in conto che Dan Brenner non è uno scrittore di fantascienza, è pur sempre un militare. Grande fantasia non ce l'ha di sicuro. Inoltre, c'è quella sottile forma di legame, di cui ho parlato prima, che si crea tra i due, che impedisce, sotto certi aspetti, al comandante di tirare fuori una bugia colossale. Egli stesso non se lo perdonerebbe, spezzerebbe quel legame che lui per primo vuole mantenere, perchè dare sicurezza agli ostaggi è il suo mestiere.
Paul ha bisogno di una sicurezza. Di sapere che qualcuno, nella sua situazione, è stato salvato. Quando sente il nome Mark White, lo scrive sulle assi della sua bara. Forse, nei momenti di disperazione, il suo sguardo cade su quel nome. Così come la telecamera, alla fine del film, cade sul nome scritto sulle assi della bara. E' una specie di sfottò allo spettatore. Non c'è mai stato nessun Mark White che sia stato salvato!
La speranza di Paul era già un'illusione dall'inizio. Come lo è per tanti altri Mark White (nome che secondo me è stato scelto dallo scrittore apposta, perchè molto comune. Suona molto come Mario Rossi, o Mario Bianchi, eccetera).
Avendo detto la mia opinione sulla "bugia iniziale" (Mark White come persona salvata), la dico ora sulla "verità finale", cioè sul fatto che il comandante alla fine dica a Paul che hanno trovato Mark White nella tomba, quando prima aveva detto a Paul che Mark White era stato salvato.
MA PERCHE' ????
Mi ha spiazzato. Ci ho riflettuto a lungo. Secondo me ci sono due possibile spiegazioni:
1) semplicemente Dan Brenner, il comandante dell'unità crisi, è preso dalla concitazione della situazione, e il nome gli scappa. Si dimentica di averne parlato a Paul, prima, come persona salvata. Oppure, anche se non lo dimentica, semplicemente non gli importa più di tanto. In fondo non fa alcuna differenza. Forse chi ha scritto il racconto o chi ha sceneggiato il film, con quella frase "è Mark White. Ci ha portato da Mark White" volevano dare uno schiaffo sia al pubblico sia all'intelligence militare, dando ampiamente peso all'idea secondo la quale: a) nella realtà non si salva mai nessuno e b) a loro (a quelli nella stanza dei bottoni) non glie ne frega niente. Anzi, nemmeno gli frega delle persone che stanno cercando di salvare: lo fanno perchè è semplicemente il loro mestiere.
Gli ostaggi per loro sono semplicemente NOMI. Non persone, ma NOMI. Un nome vale l'altro. Liberati o uccici, solo nomi, come quelli scritti sui necrologi di una città che non è la tua.
2) la mia seconda lettura, più giustificata a mio avviso, è questa:
Bisogna considerare che, in quel momento, quando viene scoperchiata la bara che contiene Mar Whiete, appare chiaro che ormai è finita! Diventa palese per tutti: per il comandante, per Paul, per lo spettatore. Ma Paul, tra tutti, è quello che ne subirà le conseguenze: morirà. Le bugie non hanno più senso in quel momento.
Dire a Paul che quello che i soldati hanno trovato nella bara è Mark White è l'ultimo regalo che il comandante fa ad un Paul in punto di morte: gli dice la verità. E la verità è che dentro la bara c'è Mark White. La verità è, anche, che questo al comandante dispiace. Quello è il momento in cui il dispiacere del comandante, da lavorativo, diventa partecipativo: dicendogli la verità, gli stà vicino nel momento in cui muore. Quel contatto telefonico, fatto di sincerità, è come la mano che si stringe ad un morente. Lo si accompagna umanamente nella morte. Facendogli capire che non c'è mai stato nessun Mark White (inteso come persona salvata), il comandante gli stà facendo :
Paul non deve invidiare nessun altro prigioniero salvato di nome Mark White, perchè Mark White è anch'egli morto. Paul non è stato più sfortunato di Mark White. L'esercito non è stato più bravo nel caso di Mark White. Le istituzioni non hanno pagato il riscatto per Mark White. I rapitori di Mark White non sono stati più clementi di quelli di Paul.
Semplicemente, questo destino era scritto fin dall'inizio. Nel senso che queste cose vanno così. Finiscono male. Sono sempre finite male. Per Mark White, per Paul, per tutti. Finiranno sempre male. Ma in quel momento, all'inizio, era giusto dare una speranza, concretizzarla in un nome, una persona che ce l'aveva fatta, Mark White.
E un nome che all'inizio significa, per chi vuole salvarsi, una speranza proprio perchè si è salvato, significa alla fine consolazione per chi se ne sta andando, perchè anch'egli in realtà non si è salvato. Possiamo anche dire che questo sia brutto, dal nostro limitato punto di vista di spettatori sul divano. Ma alla fine è umano :-)
Insomma, probabilmente la lettura da dare non è nessuna delle due, forse è misto delle due. E' per questo motivo che questo finale, insieme struggente insieme beffardo, rimarrà sempre nei miei ricordi.
Buried è uno di quei film che ti fanno venire in mente il detto "non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace".
Non posso dire che vedere il film di un "in-tombato" vivo mi sia piaciuto. E' stato davvero angosciante. Ma bisogna riconoscere che è un film fatto molto bene, unico nel suo genere. Ogni dialogo di Paul al telefono è costruito benissimo e nasconde uno studio sulla psicologica delle persone coinvolte nel dialogo.
E' vero, come ha detto qualcuno, che questo film ricorda Ponty Pool (anche se sono film con trama assolutamente diversissima). E' l'orrore trasmesso con le parole, i dialoghi, il tono di voce.
Trovo difficile valutarlo, come ho trovato difficile valutare Eden Lake, altro film che ritengo girato molto bene, ma che fa ugualmente male allo spettatore, che mi ha fatto provare angoscia e disgusto.
Al netto di questo, credo che sette e mezzo sia un voto totalmente meritato. Un'ora e mezza in una bara. Onore alla tecnica e alla sperimentazione!