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LA MORTE E LA FANCIULLA regia di Roman Polanski

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oh dae-soo     8 / 10  01/03/2012 10:47:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE: il commento presenta leggere anticipazioni.

Se c'è un terribile lato oscuro mai venuto completamente alla luce nella nostra storia recente questi sono sicuramente gli anni delle dittature cilene ed argentine degli anni 70 e dei primi anni 80, anni di terrore contraddistinti dal terribile fenomeno dei Desaparecidos, ovvero le persone rapite per motivi politici dalle forze governative e poi letteralmente scomparse. Si scoprirà poi che dietro queste sparizioni si nascondevano campi di concentramento, torture e nella maggior parte dei casi la morte. Memorabile fu lo scandaloso Mondiale di calcio del 1978 in Argentina quando tutto il mondo si divertiva e festeggiava tra le strade del paese malgrado si sapesse benissimo quali orrori e torture si perpetrassero nelle stesse strade. Il Governo usò il Mondiale (tra l'altro vinto "rubando", ma non poteva non essere così) per nascondere la verità e far apparire l'Argentina come un gioioso e tranquillo paese in democrazia.
Tutto questo cappello perchè credo che qualsiasi film tratti tali argomenti abbia questo come merito principale, ossia far conoscere a chi non ne avesse mai sentito parlare una pagina di storia terribile che soltanto i numeri e le motivazioni (non definitive come la celebre soluzione finale) possono far apparire come tragedia minore rispetto, ad esempio, alla Shoah.
E se qualcuno nel Cinema ha preso il tema di petto, in modo molto drammatico come nello splendido Garage Olimpo, altri in modo quasi paranormale come in Immagini, ecco che Polanski affronta la tragedia con un'evocativa (nel senso che mostra nulla) trasposizione cinematografica di una piece teatrale di pochi anni precedente (curioso come sia dello stesso impianto il suo ultimo film, Carnage, e come anche il titolo, letteralmente "massacro" possa essere abbinato per motivi diversi ad entrambi i film) .
La qualità maggiore del film è proprio la coerenza di Polanski perchè sarebbe stato facilissimo inserire nel film dei terribili flash back, inserti atti a mostrare tutto quello che nella pellicola viene soltanto raccontato. Sarebbe stato facile far presa sul pubblico e realizzare un film shock di denuncia pieno zeppo di immagini nude e crude (si parla di elettroshock, sodomia a ragazzine, torture devastanti, umiliazioni disumane) ma il grande regista polacco mantiene fino alla fine la sua impronta teatrale, la sua unità di luogo (una casa sperduta), tempo (una nottata) e azione (una coppia che tiene segregato un presunto ex torturatore del regime).
E così la storia di Paulina, la donna che riconosce in quel dottore-piombato quasi per caso in casa sua- il torturatore che da ragazzina la martoriò fisicamente e psicologicamente, è semplicemente la storia del tentativo di far venire a galla la verità storica, una storia sì di vendetta, perchè altro non può essere, ma di una vendetta più etica e morale che fisica. Paulina rappresenta tutte le vittime innocenti di quella tragedia, il dottor Miranda tutti i carnefici e l'avvocato Gerardo, il marito di Paulina, quello Stato che in teoria vorrebbe sì far riemergere tutto quello che è successo ma in realtà sembra essere soltanto spettatore passivo, entità che più che indagare e condannare sembrerebbe preferire soltanto dimenticare. E non è un caso che durante gli stupri subiti da Paulina il medico usasse ascoltare La Morte e La Fanciulla di Schubert, archetipi perfetti per simboleggiare il regime dittatoriale dell'epoca e l'innocenza della maggior parte delle loro vittime.
Ad una prima parte un pochino lenta e ingarbugliata segue un'ora serratissima, in cui più di una volta lo spettatore è disorientato e arso dal dubbio se quel dottore sia stato o no davvero il torturatore che ricorda Paulina (tecnica simile a quella di Hard Candy e Il Dubbio). La Weaver è perfetta, Kingley, con quell'aria luciferina, sempre grande.
Il finale è gestito in maniera perfetta. Il pathos della telefonata a Barcellona mentre contemporaneamente Paulina porta Miranda alla scogliera, la confessione di Miranda (tutta in primo piano senza nessuno stacco sul piano d'ascolto nè di Paulina nè di Gerardo, davvero notevole ed inusuale), l'umiliante perdono, forse peggiore della morte, che Paulina concede al medico, il concerto finale sulle stesse note di Schubert con quello scambio di sguardi.
Davvero grande cinema.
Ed utile, se mai fosse possibile, per non dimenticare.