jack_torrence 7 / 10 23/11/2009 22:40:13 » Rispondi Dirò una cosa. Clint Eastwood mi è antipatico. Come regista. Premessa doverosa, perché è meglio riconoscere i propri preconcetti, e soprattutto manifestarli, prima di esprimere un giudizio. Non riesco a digerire l'epica del giustiziere con una sua etica rigorosa, per quanto sia un assassino. E questo film non si salva da questo stereotipo insopportabile. Però ha due meriti. Il primo è quello di rappresentare in modo assai vivido (e più di film come Gangs of new york) quanto l'America abbia radici selvagge, bastarde e cannibali. Homo homini lupus, precisamente in senso hobbesiano: in questo senso il personaggio del Barone inglese monarchico che disprezza la Repubblica è quanto mai indicativo. Il secondo, più grande merito, è quello di essere un western in cui le donne rivestono un significato inconsueto. E', in modo inequivocabile (anche troppo manicheo, come si addice a Eastwood), un film in cui gli uomini sono indistintamente dannati (anche quello più "tenero" - Freeman - è un mediocre, tirando le somme), mentre le donne rappresentano il contraltare della degradazione maschile. In modo eccessivamente idealistico, è facile fare 2 + 2 fra la proclamata astinenza sessuale del protagonista e il suo mettersi in moto per salvare le prostitute-vittime. Egli sa che il vero motore della sua azione sono i soldi; tuttavia è sinceramente indignato per la bestialità maschile. Inoltre, degno di nota il prologo e l'epilogo del film, con le didascalie che menzionano 2 figure che non si vedono mai: la moglie defunta e sua madre. Due figure che stanno fuori del film eppure lo connotano profondamente. Con la rapida sintesi delle loro vicende, il film - e la vita stessa del suo protagonista - viene ad assumere i tratti di un male devastante e assurdo, della violenza bestiale del genere maschile. Mentre i maschi si sfogano in maniera vagamente insensata, le donne subiscono, sono vittime, soffrono.