caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

I PONTI DI MADISON COUNTY regia di Clint Eastwood

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     8½ / 10  13/11/2007 22:23:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E’ senz’altro una bella rappresentazione di come nasca e si sviluppi un sentimento amoroso. Nel film ci si prende tutto il tempo necessario per mostrare e spiegare per filo e per segno le storie dei personaggi, i loro sogni, le loro amarezze e per registrare i movimenti del loro animo nei minimi particolari, fin nelle piccole sfumature che può dare un gesto, uno sguardo, una parola.
L’arte sta quasi tutta nella recitazione, il più possibile spontanea e veritiera, che non tralascia neanche il movimento più insignificante, il piccolo imbarazzo velato per rendere la storia più naturale e vera. Il fine è quella di portarla al livello dello spettatore, di farlo sentire familiare con quello che vede, di farlo identificare con il personaggio e quindi emozionarlo, coinvolgerlo. Lo scopo è riuscito quasi perfettamente, grazie alla recitazione superba di Meryl Streep. Peccato che qualche volta si veda l’arte di essere spontanea, più che la spontaneità stessa; ma meglio per un attrice professionista è difficile fare. Eastwood invece non riesce a rendere il personaggio con totale pienezza e convinzione e lo fa apparire un po’ sfumato, quasi scialbo.
Il significato etico è espresso molto chiaramente ed è il tentativo di conciliare esigenze opposte cercando una sintesi. Siamo nel Midwest, il luogo più puritano e tradizionalista dell’America e per di più in provincia dove ognuno è sorvegliato a vista. Francesca è una specie di Mme Bovary che soffre dell’ambiente soffocante, della routine e della mancanza di passione e gioia in quello che fa e in chi le sta accanto. Il fotografo rappresenta per lei l’occasione per vivere pienamente la vita e fuggire la sua prigione. Alla fine però la voglia di non far soffrire gli altri prevale sull’interesse personale, non trova la forza sufficiente per spezzare le catene. La decisione costa dolore ma alla fine si fa quasi capire che forse è stata quella giusta. Il marito è banale e mediocre, ma era un’anima buona nonostante tutto. Il sentimento provato in quei 4 giorni diventa così qualcosa di idealizzato, di puro e eccelso, il cui ricordo è sufficiente per continuare a vivere.
L’intento didascalico è rivelato dalla cornice in cui è contenuta la storia. I figli simboleggiano una specie di giudizio comune, che partendo da pregiudizi precostituiti, prende coscienza e addiviene a una sintesi: conciliare l’istituto familiare con il sentimento e la passione. Il tutto è architettato alla perfezione per portare anche gli spettatori a questa convinzione in modo graduale e con i sentimenti accesi. Infatti non si disdegna ogni tanto di sconfinare nell’esaltazione del sentimento, che diventa a volte fine a se stessa. Questo nelle scene dei balli con sottofondo di voce che canta suadente e nelle scene di amore da struggere l’animo di chi si identifica nei personaggi. C’è comunque di peggio nel mondo del cinema sentimentale e direi che questo film si riscatta proprio per l’arte recitativa e per il messaggio tutto sommato universale.