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LO STRANIERO SENZA NOME regia di Clint Eastwood

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hghgg     7½ / 10  29/03/2015 11:25:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo un esordio alla regia non certo tra i più memorabili Clint Eastwood cerca di imprimere una svolta alla sua carriera dietro la macchina da presa tuffandosi nuovamente nel genere che lo aveva lanciato nella storia del cinema in qualità di attore. Decide insomma di rinnovare l'epopea cinematografica ormai al tramonto del Western del suo maestro Leone e di Peckinpah e lo fa con uno stile molto più originale di quanto forse molti non credano.

Con "High Plains Drifter" Clint Eastwood unisce ai prevedibili richiami all'ormai classico western leoniano uno stile e delle idee tutte sue e assolutamente originali; sfruttare l'insegnamento del maestro e aggiungerci un tocco personale e bisogna dirlo piuttosto affascinante, in un film che capolavoro non è ma che lascia presagire una indubbia capacità dell'uomo con o senza sigaro nel dirigere film, un'abilità confermata, seppure con qualche basso di troppo e meno alti di quanto si creda (parere personale), nel corso dei decenni.

Tra l'altro, e non è difficile notarlo, "High Plains Drifter" col cinema di Sergio Leone non c'entra una mazza. Anzi vista la cruda e quasi cinica violenza che permea il film (la resa dei conti finale, lo stupro nel fienile dopo 10 minuti, i flashback dell'omicidio dello sceriffo, sequenze lunghe, secche, violente) ed esplode nel finale sembra quasi più vicino al western di Peckinpah (c'entra poco anche con lui ovviamente, intendo rispetto a Leone).

Tutte le citazioni al maestro Leone che Eastwood riprende come un'iniziale "Coperta di Linus" per lanciarsi a capofitto e a modo suo nel western si citano in un attimo: la ripresa del personaggio dello "Straniero senza nome" che viene dal nulla e nel nulla sembra ritornare, pistolero infallibile e identità cinica, misteriosa e silenziosa; e la primissima parte del film, i campi larghissimi che aprono la pellicola, l'arrivo dello straniero al villaggio, lui che stende in un attimo i tre pistoleri che gli rompono le pàlle. Ecco, la ripresa vera e propria di ciò che erano stati gli insegnamenti di Leone finisce qui di fatto.

Ed è proprio all'inizio, quando Eastwood cerca di omaggiare colui che l'aveva lanciato nell'empireo, che il film zoppica di più: la regia di per se avrebbe anche creato sequenze interessanti ma davvero qui i dialoghi, la narrazione, la sceneggiatura sono troppo forzati e troppo assurdi anche per il Western e basta vedere come attaccano briga i tre pistoleri, ma dai... Molto meglio quando Eastwood imprime al film uno stile diverso e delle idee più personali; bravo a rendersi conto di non essere Sergio Leone, non ha certo la sua tecnica e i suoi virtuosismi dietro la mdp e nemmeno la capacità di creare determinate atmosfere, Eastwood dirige il film con uno stile crudo, secco ed estremamente efficace che, in un modo o nell'altro, diverrà un suo marchio di fabbrica. "High Plains Drifter" è un film semplice nella sua cruda e spietata violenza e nella sua sete di vendetta.

Aiutato dalla fotografia davvero ottima (esaltante nell'infernale scontro finale) e dalle stranianti musiche che rappresentano uno dei maggiori certificati di originalità di questo film Eastwood con questo stile registico riesce a realizzare sequenze di grandissimo impatto che restano impresse nella memoria: i due flashback del brutale omicidio dello sceriffo, la città tutta dipinta di rosso, il colore della follia, e lo scontro finale di notte, tra le fiamme, in cui di nuovo uscito dal nulla "Lo straniero senza nome" uccide brutalmente e spietatamente i suoi tre nemici, senza mai rivelare il fine delle sue azioni.

Davvero eccezionali le scene in notturna a cui la regia di Eastwood e l'ottima fotografia donano un'atmosfera straordinaria, ultraterrena in una sorta di inafferrabile ibrido tra cinema Western e il Thriller più inquietante. Un Western straniante e apocalittico, così potremmo definire "High Plains Drifter" e la chicca è che Eastwood si prende anche il lusso di spezzare il velo di mistero del suo personaggio nel colpo di scena che chiude il film. Insomma i giusti omaggi al maestro li ha anche fatti poi però ha preso una strada tutta sua.

Originale, ripeto, ma comunque non geniale. Qui non c'è il Genio, qui non c'è la Rivoluzione del genere, Eastwood non è Altman (nello specifico l'Altman di uno-due anni prima) Eastwood non vuole certo distruggere il genere dall'interno, è semplicemente uno che ha voluto dare qualcosa al genere che lo aveva reso grande come attore anche in qualità di regista, è riuscito a farlo senza dimenticare il passato ma donando al Western un'impronta tutta sua, personale, originale, memorabile.

Il film nel complesso è tutt'altro che un capolavoro ma ha il suo interno elementi molto validi. Un bel film, un saggio di cinema western molto particolare e decisamente poco imitato nel futuro. Il primo film di valore del Clint Eastwood regista che nel Western si confermerà grande altre due volte raggiungendo col maturo e crepuscolare "Unforgiven" la vetta della sua carriera.