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FUGA DA ALCATRAZ regia di Don Siegel

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Invia una mail all'autore del commento NNIICCKK     9½ / 10  21/01/2006 18:04:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'arrivo di Frank Morris, un glaciale Clint Eastwood, al carcere di sicurezza di Alcatraz, il 18 gennaio del 1962, č davvero un esempio di cinema straordinario: di notte, con il traghetto che trasporta Morris sotto una pioggia battente, l'isola appare e scompare nel buio, fino a mostrarsi come un vero e proprio "spettro". Il punto di vista č quello del detenuto Morris, che vede questa prigione avvicinarsi e, un po' alla volta, trasformarsi da un'idea minacciosa (la pių terribile prigione di sicurezza americana, quella da cui nessuno č mai andato via "vivo") a una realtā concreta. E, appena giuntovi, č costretto a togliersi tutti i vestiti e ad attraversare nudo, i lunghi corridoi della prigione, finchč il secondino non lo sbatte nella cella augurandogli un sarcastico "Benvenuto ad Alcatraz". E' l'inizio di "Fuga da Alcatraz", film del 1979 diretto da Don Siegel. Ambientato nell'isola/carcere, il film č il viaggio all'interno di un'ossessione, quella del detenuto Frank Morris, deciso sin dal primo giorno a fuggire via dall'isola da dove nessuno mai č scappato. E mentre nel suo primo incontro, il direttore del carcere spietato e arrogante, gli conferma questa dura lezione ("Nessuno č mai evaso da Alcatraz e mai nessuno evaderā"), Morris invece di farsi intimidire, approfitta dell'ostentata sicurezza del direttore per sottrargli proprio quel prezioso tagliaunghie con il quale, pazientemente, comincerā a scavare il suo tunnel verso la fuga.
Non č una storia "classica", questa raccontata dal duo Siegel/Eastwood , perchč in realtā noi di questo personaggio non sapremo mai nulla, nč perchč č in carcere, nč da dove proviene. Sappiamo solo che č ad Alcatraz per aver tentato la fuga da altre prigioni, ma nulla della sua condanna. Questa mancanza assoluta di riferimenti retrospettivi sul personaggio costringe lo spettatore a concentrarsi esclusivamente sul presente ed č esattamente la stessa ossessiva attenzione che caratterizza il personaggio di Frank Morris. Del resto, non sapremo nulla neppure del futuro di Morris (storia vera, ovviamente), per cui necessariamente tutta l'attenzione deve essere rivolta proprio verso quella cura del dettaglio, quell'ansia per il secondino che arriva mentre Morris scava, quella preoccupazione per la perquisizione della cella, quell'incredibile bisogno di reperire uno alla volta tutti gli oggetti ed i collaboratori necessari per attuare il suo piano. E la grandezza di "Fuga da Alcatraz" sta nell'assoluta mancanza di sentimentalismo ed epicitā della storia, ridotta a pura documentazione quotidiana della noia e della durezza del carcere.