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JU-ON: RANCORE regia di Takashi Shimizu

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Godbluff2     7½ / 10  26/05/2022 16:50:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tre anni dopo i due capitoli televisivi, "Ju-On" di Takashi Shimizu arriva anche sugli schermi cinematografici, con il terzo e migliore capitolo della saga, un po' quello "definitivo". Riprende del tutto la cifra stilistica dei film precedenti ma con maggiori mezzi e una miglior "pulizia" tecnica e qualità nella fotografia e nell'immagine in generale, ovviamente. Questo "Ju-On: Rancore" è forse il mio "J-Horror" preferito, il più importante figlio di "Ringu" con una sua personalità ben distinta e il secondo più importante, dopo il capostipite nakatiano, per la codificazione del sotto-genere e dei suoi topoi estetici e narrativi. Un piccolo gioiello d'orrore nipponico, che trasporta nell'era moderna orrori e timori antichi del folklore giapponese, figure stereotipiche come quelle degli onryo, terrori che scaturiscono sempre dai "meri" orrori umani e terreni, in qualsiasi epoca vengano rappresentati. Tutto nasce infatti da due ossessioni (quella di Kayako per il professore e quella gelosa di Takeo verso Kayako) e dal brutale omicidio che ne consegue.
"Ju-On" ha infatti una componente "spirituale" e "mistica" ridotta rispetto a "Ring", nel quale è onnipresente e fortissima anche per quanto riguarda il passato e le origini della maledizione, mentre qui le origini della sciagura sono più terrene (si Kayako anche da viva si intuisce come fosse psichicamente instabile probabilmente, ma finisce lì).
La messa in scena di Shimizu è più brutale e meno elegante di quella di Nakata, nel mostrare gli orrori, e la creazione di un onryo così visivamente azzeccato come quello interpretato da Takako Fuji gli permette di mostrare completamente e in modo molto diretto lo spirito (gli spiriti) vendicativo in azione, creando così le sue più riuscite e inquietanti sequenze orrorifiche. Kayako si mostra molto di più di quanto non faccia la sua altrettanto stereotipica collega del pozzo di Izu, e le sue manifestazioni sono, oltre che più sanguinolente (anche nel suo aspetto, in alcune occasioni, come nel finale di questo capitolo) molto più violente e più difficili da evitare. Forse questo stile è anche definibile più grossolano, però "Ju-On" ha dalla sua anche l'atmosfera riuscitissima che bilancia la maggior crudezza, un'atmosfera perennemente e sottilmente inquietante esaltata dalle inquadrature sobrie e da una regia come al solito asciutta che accompagna lo spettatore quasi come se fosse un altro ospite di casa Saeki, per poi spezzare l'inquieta calma formale con il terrore puro delle apparizioni degli onryo madre-figlio.
"Ju-On" del 2003 porta avanti la storia della maledizione, aggiungendo qualche nuovo dettaglio-approfondimento, ma è ben poco e naturalmente lascia la comprensione totale delle vicende molto fumosa. Trattasi di film d'atmosfera, che punta poco alla costruzione di una narrativa lineare e coerente, tirando i fili degli eventi in maniera molto ingarbugliata. Quello che ha in più (o che mi sembra avere in più) rispetto ai due precedenti capitoli è una svolta più malinconica nel finale, con una sorta di "approfondimento" sulla figura di Kayako che lascia filtrare anche la sua "umanità", il suo dolore, ricordandoci che il terribile onryo è in fondo la prima vittima dell'intera vicenda. Un tocco di spessore in più nel personaggio, ma che viene lasciato all'intuizione dello spettatore. Il finale è del tutto interpretabile, dunque.
L'ho visto ben più di una volta già da bambino, non mancano piccoli momenti che invece di paura mi hanno sempre strappato una risata (il faccino di Toshio che sbuca ad ogni piano dell'ascensore), ma di momenti molto inquietanti e molto riusciti ce ne sono eccome. Bello e caratteristico come al solito il lavoro visivo/sonoro sulla figura di Kayako, effetti che rendono più angosciante la sua ossessiva persecuzione delle sue vittime.
Il montaggio non cronologico degli eventi come sempre coinvolge lo spettatore in un puzzle mentale automatico che tiene viva l'attenzione, soprattutto per quanto riguarda la parte riguardante "padre-figlia", dove la dilatazione temporale tra passato-presente (futuro ?) si fa più netta. Anche lì, tra l'altro, una sequenza tra le più inquietanti e riuscite del film.
"Ju-On: Rancore" per me è veramente un bel film, in fondo uno dei pochi davvero riusciti in un filone che ha presentato poi una serie di epigoni che, ad esser buoni, non sono stati all'altezza. Le stesse due saghe principali, "Ring" e questa, hanno finito ben presto le cartucce: "Ju-On" avrà un seguito cinematografico giapponese tutto sommato dignitoso, poi Shimizu distruggerà il proprio precedente lavoro con le versioni americane dei film e di lì in poi tutti i prodotti del "franchise" saranno di infima qualità; "Ring" invece è durato veramente solo un film, prima di perdersi in seguiti terribili.
Questo qui però resta un gioiellino, Kayako onryo numero uno del cinema moderno giapponese. Lo dico tranquillamente, tanto ormai le VHS non si usano più...