caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

I TENENBAUM regia di Wes Anderson

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
kafka62     7½ / 10  28/02/2018 08:47:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
C'è una corrente nascosta, sotterranea, ma non trascurabile del cinema contemporaneo che tende a coniugare una insopprimibile voglia di bontà e di altruismo con uno stile stravagante e bizzarro, a metà tra i fumetti e la pop art. Insieme a "Il fantastico mondo di Amèlie", "I Tenenbaum" e il suo regista Wes Anderson sono gli alfieri di questo cinema ricco di sapido humour, di intelligente inventiva e di insolite sollecitazioni visive. Nella forma di un fantomatico romanzo di successo, diviso in capitoletti e commentato da una impossibile voce off, Anderson racconta il tentativo di Royal Tenenbaum, patriarca di una famiglia da cui è stato lontano per tantissimi anni, di recuperare il rapporto con i suoi familiari, non tutti disposti ad accoglierlo a braccia aperte, memori dei suoi trascorsi moralmente non proprio ineccepibili. Anzi, al verde e senza più una casa, deve fingere addirittura di essere malato di cancro allo stomaco e di avere non più di sei settimane di vita per riuscire a dormire di nuovo sotto lo stesso tetto della moglie, corteggiata nel frattempo da un gentile vedovo di colore, e dei tre figli, un tempo ex bambini prodigio ma adesso tutti quanti più o meno variamente frustrati, nevrotici e con sindromi suicide. Il vecchio Royal, pur tra mille difficoltà, ostruzionismi e incomprensioni, riuscirà alla fine a riabilitarsi, a fare quel bene che tutta la vita aveva negligentemente trascurato di fare e, giunta l'ora della sua morte (per infarto, non certo per cancro), a far scrivere sulla sua tomba: "qui giace Royal Tenenbaum, che trasse in salvo la sua famiglia dal relitto di una nave che stava affondando".
Il film è molto colorito e movimentato, a tratti (come nella sequenza in cui Eli entra con l'automobile dentro la casa dei Tenenbaum) è una sarabanda caotica e sconclusionata, anche se – va detto – sa ritagliarsi non pochi momenti delicati, malinconici e romantici. Se la sceneggiatura, in cui prevalgono l'understatement e un umorismo sotto le righe, inizialmente rischia di disorientare lo spettatore, che non riesce a capire bene dove essa voglia andare a parare, poco a poco riesce a rivelare una originalità e una sapienza compositiva non comuni, soprattutto nella descrizione dei suoi strambi ma umanissimi personaggi, anche quelli secondari, come il fedele e devoto Pagoda («E' l'uomo che mi ha salvato la vita quando ero stato accoltellato in India, portandomi in spalla fino all'ospedale». «Ah sì, e chi ti aveva accoltellato?» «Proprio lui». «E perché?» «Non me lo ricordo più, sono passati troppi anni»). Dopo due pellicole passate nel dimenticatoio, "I Tenembaum" è il film che ha consacrato Wes Anderson a star hollywoodiana di prima grandezza, anche grazie alla prestazione sopraffina di attori del calibro di Gene Hackman (grandissimo), Anjelica Huston, Gwyneth Paltrow, Ben Stiller, Dan Glover e Bill Murray, e a una colonna sonora zeppa di classici che vanno dal rock dei vari Bob Dylan, Jackson Browne, Van Morrison, Beatles e Rolling Stones fino alla famosa Gymnopedie n° 1 di Satie.