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LA PAROLA AI GIURATI regia di Sidney Lumet

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Dom Cobb     10 / 10  15/11/2018 00:12:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dodici giurati si ritrovano a discutere del verdetto da offrire alla corte riguardo a un caso di omicidio. Tutti sono convinti che il ragazzo accusato è colpevole, ad eccezione di uno: a poco a poco, si accende il dibattito...
E' buffo pensare che questo film l'ho scoperto per caso, sentendone parlare in giro sul web, e che se non avessi sentito dei commenti particolarmente positivi e lusinghieri avrei finito per lasciarmelo sfuggire del tutto. Ringrazio la provvidenza che non sia così, perché questo folgorante esordio di Sidney Lumet alla regia è uno di quei drammi che non ci si scorda.
Di facciata appartiene al filone dei drammi giudiziari, ambientati per lo più nell'aula di un tribunale e la cui trama ruota tutta intorno a un singolo caso che viene preso e discusso nei suoi minimi particolari; ma la genialità di questo film, quello che porta i classici stereotipi del genere che ormai si conoscono a memoria e lo porta al prossimo livello, e la premessa della messinscena. Il processo in sé non viene mai mostrato e il film parte subito in quarta, facendo portare in scena un variegato gruppo di individui che, chiusi in una stanza per due ore di fila, rievocano quanto detto prima e, spronati da uno di loro, smontano ogni singolo elemento pezzo per pezzo, finché non ci si rende conto che il vero punto della vicenda va molto al di là del semplice caso. Quello che inizia come una semplice votazione di colpevolezza o innocenza diventa ben presto un'accesa discussione su temi scottanti di realtà sociale, portati fuori e sviscerati con insolita e genuina potenza.


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Giocano un ruolo fondamentale nella riuscita dell'operazione i dialoghi, tesi e scorrevoli come non mai, e le interpretazioni, da parte di attori uno più in palla dell'altro, e capeggiati da un Henry Fonda in stato di grazia. Non c'è un solo momento in cui si ha la sensazione di star guardando attori recitare, l'intensità presente nella stanza è quasi palpabile e le due ore di durata, tra l'altro mostrate in tempo reale, scorrono in un attimo, mentre la tensione aumenta di secondo in secondo e non molla mai la presa fino al liberatorio e perfetto finale.
Inoltre, Lumet non si lascia scoraggiare dal rimanere confinato in un unico ambiente per tutta la durata del film e ciascuna scena trabocca di intelligenti utilizzi di trucchi di fotografia e montaggio da lasciare a bocca aperta per come riescono ad accrescere l'effetto finale senza mai richiamare l'attenzione.


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In definitiva, c'è poco da dire, se non che di esordi cinematografici straordinari e immacolati come questo se ne sono visti ben pochi: potrei stare qui una giornata intera a lodare l'intelligenza, la profondità e anche l'impatto emotivo provocato dalla storia. Ma forse è meglio se mi limito ad incitarvi a non farvi scoraggiare dal fatto che sia in bianco e nero e di andare a vedervi questa perla al più presto, perché è uno di quei film che semplicemente va visto, senza se e senza ma. E magari aggiungo anche che si tratta di uno di quei film di cui non si parla abbastanza, anche se il numero di commenti prima del mio mi ha positivamente sorpreso.
In ogni caso, non ve lo perdete.