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LA PAROLA AI GIURATI regia di Sidney Lumet

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Spotify     8½ / 10  30/11/2018 15:51:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grandioso film giudiziario diretto dal grande Sidney Lumet, qui all'esordio come regista.
Si tratta di una pellicola decisamente singolare, specialmente per come è girata. Lumet in questo suo primo lavoro, stravolge completamente le regole del cinema drammatico, realizzando un prodotto davvero unico.
La trama vede protagonisti 12 giurati. Si sta svolgendo un processo, il quale vede imputato un ragazzo, accusato di aver assassinato suo padre. Le prove sembrano essere schiaccianti e i giurati devono decidere se condannare o assolvere il giovane. Così, gli uomini si spostano in un'altra stanza per discutere. Inizialmente, 11 giurati su 12, dichiarano il ragazzo colpevole. Solo uno invece, il giurato n°8, è dubbioso. Man mano, quest'uomo, riuscirà a convincere parte degli altri giurati dell'innocenza del giovane, scatenando così un acceso e aspro dibattito tra i presenti.
Lumet, non realizza un film che si concentra solamente sull'elemento giudiziario, anzi...
Tale elemento, è solo da pretesto, in quanto il regista affronta tante tematiche, riportandole sullo schermo con lucidità.
Innanzitutto, uno temi principali sul quale Lumet si concentra sono i pregiudizi nei confronti degli altri.
Vediamo infatti, come, chi viene dai quartieri popolari, come il ragazzo del film, all'epoca (ma anche oggi) veniva identificato come delinquente, nullafacente, criminale e quant'altro.
Ma non per forza, come fa notare il giurato n°8, deve essere così.
Poi, pare quasi che Lumet voglia fare il famoso esperimento di mettere degli uomini chiusi in uno spazio angusto e vedere quanto resistono prima che si comincino a dare addosso l'uno con l'altro. D'altronde, se ci si fa caso, c'è un elemento, quasi un dettaglio, che all'apparenza sembra insignificante, ma che in realtà tormenta i protagonisti: il caldo.
A causa della calura, infatti, i giurati spesso vanno in escandescenza o comunque, soffrono l'aria che, in quella stanza così piccola, diventa irrespirabile. Secondo me, questa è una trovata assolutamente geniale.
Oltretutto, la pellicola riflette anche sulla società di quei tempi, in particolare per quanto riguarda i ragazzi, giudicati disobbedienti e maleducati.
Altra, ennesima, tematica, è la natura dell'uomo, la quale, di fronte a determinate situazioni, può variare drasticamente, con conseguenze inaspettate.
La caratterizzazione dei personaggi è sublime. Tutti e 12 i protagonisti sono intriganti, ognuno ha la sua storia, il suo carattere, la propria personalità. Poi, cosa molto importante, nessuno prevale sull'altro. Lumet mette tutti i soggetti a pari livello. Questo da la possibilità di dar peso a ognuna delle dichiarazioni dette da ogni personaggio.
Il ritmo è scorrevolissimo, nonostante la location sia sempre la stessa. Lumet conduce divinamente la pellicola a suon di battute e qualche momento anche più ironico.
Nella parte finale, comincia a montare una tensione non indifferente. L'aria, già pensate, si fa irrespirabile, e sembra che qualsiasi cosa possa accadere da un momento all'altro, come nei migliori thriller.
L'epilogo lascia ampiamente soddisfatti, specialmente per come viene condotto.
Il cast è mostruoso: Henry Fonda è fantastico. Una recitazione di altissimo livello, molto composta, senza strafare. L'attore fa lavorare il suo sguardo e tanto gli basta. Monumentale interpretazione dei dialoghi.
Sono bravissimi anche tutti gli altri, specialmente Joseph Sweeney, semplicemente fenomenale.
L'ambientazione è valorizzata a dovere, Lumet la rende quasi una prigione dalla quale sembra impossibile evadere.
Bella anche la fotografia, un bianco e nero molto luminoso.
La sceneggiatura è magnifica: Reginald Rose fa un lavoro esemplare, scrivendo uno screenplay che, man mano che procede, assume sempre più le forme di un giallo. E il tutto resta assolutamente credibile e per niente forzato. Poi, ovviamente, i dialoghi sono l'altro punto di forza: intensi, acidi, provocatori, arrabbiati, divertenti a volte e mai banali o scontati. Insomma, una sceneggiatura perfetta.


Conclusione: "La Parola ai Giurati" è un'opera geniale, perché Lumet riesce, con 12 uomini chiusi in una stanza, a girare una pellicola solo all'apparenza giudiziaria, ma che in realtà da un profondo sguardo sulla società e sulla natura dell'uomo. Ed ancora oggi, a 61 anni dalla sua uscita, questo film è terribilmente attuale.

Capolavoro.