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LA PAROLA AI GIURATI regia di Sidney Lumet

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antoniuccio     10 / 10  31/07/2008 21:24:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non a caso il titolo originale è "Dodici uomini arrabbiati", poiché tutto il film è giocato in camera di consiglio dove appunto i giurati devono decidere la sorte di un ragazzo non bianco. A prevalere sembra essere il pregiudizio e quindi sembra tutto facile, ma un solo uomo dei dodici ha un dubbio. Il cosiddetto "ragionevole" dubbio che non gli dà quella sicurezza nell'esprimere il suo voto. Con il volto limpido di Henry Fonda, quell'unico giurato inizia con un saggio stillicidio a rompere il pregiudizio di un giurato dopo l'altro e induce ognuno a riflettere. Nel frattempo, un caldo soffocante che man mano prende forma, colore e odore sui personaggi, il tempo che sembra non riprendere a trascorrere e la rabbia per aver invano pensato che quel consiglio potesse risolversi in un lampo, agguantano i giurati in un vortice litigioso al punto da evocare lati inconfessabili e sepolti di ciascuno.
Una camera di consiglio che diventa l'inferno, poi un purgatorio, scandito da una pioggia invocata e tardiva e infine, al verdetto raggiunto, la pace dei sensi, ritrovata nella quiete dopo la tempesta.
Ben giocato su inquadrature molto strette e primissimi piani che accentano le reciproche affermazioni e argomentazioni sul voto, il film è ricco di ottimi interpreti. Henry Fonda, il cui sguardo particolarmente enfatizzato e paurosamente uguale a quello di Jane, esprime tutta la limpidezza di un cuore puro, vale a dire il solo che può esprimere un giudizio, eppure il solo che ha anche - e direi perfino - il dubbio di esprimerlo. Non a caso è vestito in completo bianco, quasi a sottolinearne la purezza.
Da segnalare, invece, la performance di Lee J. Cobb, l'ultimo giurato a decidere, e il mai dimenticato "nonno" del celeberrimo "I quattro cavalieri dell'Apocalisse".