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REAZIONE A CATENA (1971) regia di Mario Bava

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stratoZ     8½ / 10  23/12/2023 13:49:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Pietra angolare del cinema slasher, un'opera di importanza colossale che continua a riverberare ancora oggi: gli archetipi e le situazioni che Bava manda qui in rampa di lancio, a partire dall'ambientazione nella baia, diventata simbolo anche in parecchie opere di culto future - Friday the 13th, Sleepaway camp tra i casi più famosi - arrivando alla cruenta serialità degli omicidi, specie nella prima parte con l'introduzione delle due coppiette di giovani che allo scopo di appartarsi per un po' di divertimento malauguratamente scoprono il cadavere del conte e a quel punto per aver visto troppo andranno incontro ad una terribile morte, qui Bava ci regala una prova registica senza eguali, prendendo spunto dal passato - Hitchcock, per il forte uso della soggettiva, con una massiccia dose di voyeurismo probabilmente è ancora una volta l'influenza più netta - ma dando una forte dose di dinamismo, codifica quello che sarà uno stile tipico delle pellicole a venire nel genere. A differenza dei film immediatamente precedenti non vi è un frequente uso del power zoom, ma la macchina da presa è in continuo movimento, come volesse rappresentare sempre la soggettiva del killer che si sposta rapidamente da una parte all'altra, Bava indugia anche sui primi piani, rende gli omicidi espliciti e ci regala una dose di gore altissima, basti vedere la mezzaluna infilata in faccia alla seconda vittima, a tagliargliela quasi a metà e la coppietta infilzata durante l'atto sessuale - altra scena diventata di culto che verrà ripresa -

La seconda parte, un po' meno slasher, un po' più investigativa ma comunque di alto ritmo, cerca di snodare la narrazione a favore della scoperta del killer, qui la fantastica trovata di avere più assassini ognuno dei quali uccide per motivi egoistici riporta a quella forte dimostrazione di avarizia dell'essere umano, impegnato in questo gioco al massacro allo scopo di assicurarsi l'eredità della baia, tra continui ribaltamenti e qualche altra trovata registica geniale - ad esempio l'omicidio di Ventura, avvenuto al buio, con la silhouette di Alberto che va incontro a Renata senza che ne essa ne lo spettatore sappiano chi è il sopravvissuto dei due, momento da brividi - Bava ci porta ad un finale beffardo che nella sua esagerazione corona l'ironia di fondo che presenta la pellicola, un'amara risata sulla brama di denaro che viene ripulita dall'innocenza di due bambini che vedono tutto come un gioco, ma allo stesso tempo che vengono facilmente plagiati dal comportamento degli adulti, e a proposito di questo, il titolo "Reazione a catena" è anche azzeccatissimo.

Come per ogni film del maestro c'è da fare un plauso alla fotografia, ancora una volta commovente, quel bluastro dell'acqua del lago che va a creare forti contrasti con il marroncino del molo, l'uso saltuario della silhouette con questi chiaroscuri che siano di soggetti o dei tanto amati rami d'albero che il regista mette in molti suoi film dai tempi del gotico. Stupiscono, ma non troppo conoscendo l'autore, le composizioni del quadro che in alcuni punti raggiungono vertici di bellezza, la soggettiva del killer che guarda le turiste tuffarsi dal molo, con l'inquadratura larga a metà tra l'albero e lo sfondo, oltre che essere bella visivamente è anche funzionale alla creazione della tensione.

In definitiva, Bava firma uno dei suoi film migliori, a mio parere uno dei pochi della sua filmografia in cui effettivamente la sceneggiatura riesce ad essere ad un livello simile della messa in scena del regista, che è sempre stata il suo punto di forza, oltre all'enorme influenza che ha avuto nello sviluppo del fortunato genere.