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LA GRANDE ABBUFFATA regia di Marco Ferreri

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Terry Malloy     9½ / 10  25/12/2006 11:49:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
incredibile. straordinario. tragico.
la Grande Abbuffata rappresenta il successo internazionale del bravo regista Ferreri che con le sue stravaganti storie racconta in chiave grottesca, ma veritiera una società lorda e fasulla da cui risulta un'incitamento a scappare da essa e dalla sua ipocrisia e falsità.
quattro amici che con le loro occupazioni lavorative sono l'emblema espiatorio del film (uno pilota, l'altro giudice, uno cuoco e uno rappresentante della tv) si ritrovano per un seminario gastronomico senza via d'uscita in cui s'ingozzeranno da mattina a sera fino all'ultimo respiro e faranno l'amore con delle prostitute e con una ragazza insaziabile di nome Andrea che non lascerà mai il loro delirio e la loro scelta.
questi uomini che sono ben lungi da essere scontati, volgari e piatti psicologicamente presentano una certa coerenza culturale da non sottovalutare, infatti una scelta consapevole di morte (in modo originale e consono al loro livello sociale) per fuggire dalla società e aborrendo il suo contatto rifugiandosi nel cibo e in una casa dimenticata, rappresenta un inevitabile capovolgimento dei valori e addirittura un'abolizione di questi in un percorso irrefrenabile attraverso il piacere e la lussuria fatali.
ogni sequenza è perfetta: il regista è fenomenale nel saper raccontare e ancor di più presentare crudamente queste immagini con il solo linguaggio filmico senza l'ausilio di onnipresenti musiche (la colonna sonora è praticamente inesistente a parte il celebre solo di piano che rieccheggia ogni tanto) e di altre tecniche, ma solo con particolari studiati.
bravissimi gli attori (Mas*****nni è quello venuto peggio purtroppo) su tutti Ugo Tognazzi che è straordinario e superlativo (ricordare l'enorme citazione di Marlon Brando ne Il Padrino) e regge sulle sue spalle gran parte del film.
importantissimi gli ambienti in cui muoiono i protagonisti: Marcello sulla Ducati presenza ubiqua nel film simboleggiante un afferrare la vecchia vita ossia vicino ai motori (era un pilota); Michel muore vicino al pianoforte e qui si ritrova quell'aggrapparsi all'arte per fuggire, ma allo stesso tempo ritornare (era un presentatore); Ugo sul tavolo della cucina e qui lo stesso discorso salvo per l'aggiunta della masturbazione meccanica di Andrea e infine Philippe vicino alla fotografia della balia (?) e a delle immense tette gelatinose che richiamano alla scena iniziale con la donna gelosa delle ragazze di Noiret e quindi a un eterno ritorno e a un'impossibile fuga da una società dai valori distorti che neanche la morte può ingannare.
film perfetto.

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