Ciumi 9 / 10 04/06/2010 16:24:07 » Rispondi Ecco: il disgusto della sazietà, l’affogamento nell’abbondanza, la pena dei piaceri. Ferreri raccoglie, in una grande villa appassita dalle reminiscenze bunueliane, quattro amici annoiati. La preparazione, la partenza, hanno le accortezze d’una cerimonia. E una sacralità è evocata dentro il dissacrante - ma non c’è, proclamata, causa alcuna. Bisogna provare la fatica d’alzare il bicchiere - a cosa? - e di muovere la mandibola in continuazione e mandare giù il boccone. Bisogna accusare nausea davanti alla opulenza delle portate, e il peso di questa empietà. Un tedio passa per le stanze come le note stanche del pianoforte. Una donna, paffuta, angelica puttàna, li assiste e consola, comprensiva e sofferente.
C’è del simbolico spesso a cui s’accenna; come nella scena in cui Marcello, con l’uniforme da ufficiale aviatore, mai partito, rimane congelato nella sua auto antica (la villa è luogo ultimo e fatale); ma sempre, anche qualora si spinge sino alla dimensione surreale, il simbolo si macchia - e anzi s’insudicia - d’un forte realismo, o iper-realismo, seppur grottesco. - Michel muore seduto sopra la sua diarrea. Il gusto diviene disgusto; il cibo rutti, vomito, aerofagia; il gesto erotico un castigo; finché la mèrda straripa avvelenando tutto, dalle sale ai giardini. E non vi è in questa ri-figurazione solo una denuncia agli agi di una società borghese svuotata, ma anche e soprattutto un gravoso rispetto, portato all’estremo, per il dolore umano. Quando Ugo è steso sul tavolo in cucina, come un malato sul letto d’ospedale, o un condannato sopra una tavola di tortura, lì assistiamo a una grande agonia, mentre l’amico lo imbocca e la donna lo masturba. Si vuole convocare la sofferenza, in piena salute, anzitempo, prima che essa venga, e invocare con la bocca piena la morte.
L’arrivo d’un nuovo carico di carni, nel finale, suggerisce un perpetuarsi della penitenza, un proseguire del martirio dell’umanità affamata anche dopo il sacrificio inutile dei quattro, un buffet senza fine; mentre Philippe, in giardino, in un’incolmabile solitudine, spira davanti al rosa di una torta e dentro, forse, il sogno matrimoniale che svanisce; e presa da un’assurda serenità, la donna sedutagli accanto, abbandona il defunto e torna dentro casa.
amterme63 05/06/2010 11:55:00 » Rispondi Ehilà, Maurizio. Sempre in gamba !! Splendido commento a un film che presto visionerò anch'io. Infatti ho deciso di vedermi, dove disponibile, tutta la filmografia di Ferreri. Ho cominciato con un film molto simpatico "El Cochecito", che ogni "giovane" dovrebbe vedere, tanto per farsi un'idea di cosa dovrà affrontare un giorno. Comunque una volta li sapevano fare i film come si deve ... coraggiosi, conseguenti, senza paludamenti o ipocrisie. Ce ne vorrebbero ancora, invece oggi si tende più che altro a "consolare" più che denudare (proprio perché non c'è più il gusto della "scandalo"). Recentemente ho letto un libro sui surrealisti e riportava una frase di André Breton ormai anziano come quella che ti ho messo fra parentesi. Ha ragione. Secondo me lo "scandalo" è uno dei cardini della conoscenza e dell'arte.
Ciumi 05/06/2010 16:57:42 » Rispondi Grazie Luca. Sì, mezzo commento l’ho inserito nello spoiler perché anticipava troppi particolari, però se lo hai letto non dovrebbe ad ogni modo rovinarti la visione. Non c’è più il gusto dello scandalo. E’ vero, e forse perché è raro che ancora qualcosa ci scandalizzi, tanto ci siamo abituati allo squassamento dei valori morali - e da un lato è una conquista - del pudore e delle convenzioni; ed ora che tutto è stato messo in discussione, osserviamo le cose con occhio più pronto. L’arte però è divenuta tremendamente pigra, sono d’accordo, e per nulla coraggiosa: non si chiede da essa soltanto il momento consolatorio, ma che continui ad allarmare, e che sia sincera fino in fondo. E non intendo solo in ciò che si narra, ma soprattutto nel come esso lo si rappresenta. Basterebbe questo. Poiché una verità, se è tale, è sempre scandalosa.
amterme63 06/06/2010 11:39:58 » Rispondi Ben detto! Sono perfettamente d'accordo. Ciao a presto.