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LA GRANDE ABBUFFATA regia di Marco Ferreri

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amterme63     8 / 10  16/07/2010 17:50:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
I film di Ferreri mi lasciano sempre un po' interdetto. Li capisco ma non capisco. In tutti i film che ho visto l'argomento è sempre stata la rappresentazione dei tormenti culturali della borghesia. L'intento quindi è chiaro (alla fine del film il messaggio si capisce abbastanza bene), quello che mi lascia interdetto è la forma filmata particolare con cui prende corpo questo messaggio-riflessione.
Il fatto è che le vicende narrate e i personaggi appartengono tutti alla sfera del normale, del quotidiano (non ci sono eroi speciali, vicende rocambolesche, avventure) e quindi d'istinto lo spettatore è portato a prendere come punto di riferimento la normalità e quotidianità. Soltanto che nella vita normale questi fatti solitamente non avvengono o almeno non si realizzano nella maniera così banale, spontanea con cui avvengono nei film di Ferreri. Sfuggono le ragioni e il perché di certe decisioni.
Perché i quattro personaggi –deliberatamente- decidono di chiudere l'esperienza umana sulla terra? E perché proprio in quella maniera? Boh, nessuno ce lo spiega apertamente. Ferreri/Azcona ritengono superfluo approfondire. Solo all'inizio si vede qualcosa del mondo che si decide di rifiutare: grande eleganza e bei modi, raffinatezza, ricchezza ma anche mercificazione, freddezza e cinismo nei rapporti umani, morbosità, vizi repressi. Poi c'è qualche frase strappata qua e là ("si mangia per morire"). Decisamente poco.
Eppure qui non ci sono burattini (come il protagonista di "Dillinger è morto") ma personaggi dotati di personalità e sensibilità. Per questo che la contraddizione brucia così tanto. Ma come? Persone così sensibili, normali e anche simpatiche che si lasciano andare in quella maniera! Dal punto di vista umano si fa fatica a capire.
Certo, i film di Ferreri non si devono "sentire". I sentimenti sono banditi. Si deve assistere in maniera impassibile e riflettere. E' chiaro che questo film va visto con il cervello, solo in questa maniera diventa tutto chiaro. Ad esempio i personaggi hanno lo stesso nome degli attori e in qualche maniera richiamano gli altri film di Ferreri. Ci anche sono rimandi a Sade (la chiusura per dare libero sfogo agli istinti anche distruttivi) e gli ambienti e le scenografie sono estremamente curati per creare un'atmosfera claustrofica ma allo stesso tempo ripiena di oggetti.
E' chiaro quindi l'intento "intellettuale" dell'operazione. Tutto è visto in maniera simbolica e in qualche maniera si vuole rappresentare l'autodistruzione dell'umanità (la mèrda dilagante) tramite l'abbondanza degli oggetti e dei piaceri (il cibo e il sesso). Il destino della società dei consumi è segnato, secondo Ferreri: perire in mezzo all'eccesso. Il tutto senza rendersene conto, senza riflettere, senza domandarsi perché e senza alternative. Ecco alla fine spiegata forse la mancanza di ragioni e di spiegazioni. Non servono. Sono inutili. Il destino è segnato.
Particolare il fatto che l'Angelo della morte nei film di Ferreri (il personaggio "maledetto") sia sempre rappresentato da una donna, apparentemente buona e remissiva, ma in realtà perturbatrice e distruttrice di tutte le energie maschili. Il bello è che agiscono senza cattiveria o premeditazione, anzi nella massima spontaneità e naturalezza, pure piangendo un po'. Ferreri ha sempre avuto un rapporto molto contrastato con l'universo femminile.
Se si analizza meglio il film ci si accorge però che la parte "riflessiva" è in secondo piano; più che altro ci si concentra sui modi con cui l'autodistruzione si svolge. Qui si comincia a vedere la tendenza del cinema degli anni '70: concentrarsi sui modi (sempre più spinti, violenti ed estremi), scordandosi quasi completamente la causa o il perché. E finalmente Ferreri ci può mostrare le cose come stanno: sesso libero, nudi femminili, scene lesbo. Solo la sessualità maschile è un po' censurata. Si rifarà alla grande però con "L'ultima donna".
Invia una mail all'autore del commento polamidone  09/11/2010 14:41:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
può essere più che un'interpretazione solo una protosega mentale, ma secondo me:
vivere è morire, nel senso che se sono nato il 1 gennaio del 1980 da quel giorno il mio tempo comincia a decorrere. il 2 gennaio a me resta un giorno in meno fino alla data di scadenza. e mangiare serve a morire
amterme63  09/11/2010 21:33:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La tua interpretazione non fa una grinza e che poi possa essere una "sega", tanto di guadagnato, almeno procura piacere :-)
Ti ringrazio dell'intervento.
Comunque secondo me la vita è qualcosa di più che una semplice funzione di natura meccanica, anche se a volte ci si sente un po' ridotti ad automi, a macchinette nasci e muori. Solo che io credo ancora al libero arbitrio e al fatto di poter anche in piccolissima misura "scegliere".
Eccoti la mia "sega" mentale di stasera :-D
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  21/05/2011 22:02:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ti dico la mia, essendo il cibo uno dei piaceri più profondi della vita tanto vale usarlo come mezzo di annientamento fisico e umano. Tutto ciò è spiazzante ma proprio per questo richiede l'attenzione di chi cerca di preservare le proprie (rare) sicurezze
amterme63  21/05/2011 23:01:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Capisco il tuo pensiero, Luca. Questo implica che con questo film Ferreri abbia voluto essere soprattutto "provocatorio", volutamente eccessivo per metterci in guardia, per spingerci a non ridurci in quella maniera. Direi che un pensiero del genere ci sta tutto.