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2046 regia di Wong Kar-Wai

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Guy Picciotto     9 / 10  05/06/2008 16:28:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
2046 di Wong Kar-Wai è la prosecuzione ideale del corpo visivo e morale composto dal precedente e probabilmente suo capolavoro della seconda fase "In the Mood for Love": attori e personaggi ricorrono sublimi, pur senza cercare una filiazione diretta e senza alcun riferimento esplicito agli avvenimenti che avevano costituito il capolavoro di due anni prima. Il 2046 del titolo è tutto, presente, passato e futuro di Hong Kong, e anche presente passato e futuro del protagonista, sorta di "uomo che amava le donne" con la passione per la malinconia post-coito e post-conoscenza. Le donne della sua vita si rincorrono, si susseguono tornano e scompaiono, mentre gli anni vengono scanditi sempre dalle stesse ricorrenze (vigilia di Natale) dal 1966 al 1969. Il passato, le donne amate scomparse nel nulla, il presente con un doppio amore ("l'amore lo devi cogliere al momento giusto, altrimenti c'è il rischio di essere troppo giovane...o troppo vecchio") e il futuro del romanzo nel quale metaforizza le sue ossessioni e le sue paranoie. Sarò mai stato veramente amato? Intanto Hong Kong va verso il suo destino cinese, che arriverà proprio definitivamente nel 2046, e tutto sembra destinato alla decadenza. Si possono lasciare solo i ricordi alle buche o dentro un grande grammofono, nella speranza che vengano custoditi in eterno...
lo stile di Wong è oramai talmente personale da non lasciare dubbi interpretativi: l'uso esasperato del ralenti, che occupa un buon 80% dell'intero film, la fotografia carica di spleen rosso fuoco (tendaggi rosso acceso, tinte scure, neon improvvisi), l’aria dalla Norma di Bellini che va e viene (come i ricordi) per tutto il film, intrecci di storie che potrebbero anche non finire mai. Anche se rispetto ai suoi precedenti lavori si nota una ricerca, pur forse fallace, di una compiutezza, di un cerchio chiuso (come suggerisce anche l'ultima inquadratura, speculare all'incipit).
2046 non è il suo capolavoro, anche se forse è il suo film più ambizioso, resta inequivocabilmente un grandissimo esempio di cinema contemporaneo, emozionante, e al contempo cerebrale, danza labile e fugace, eppure stranamente eterna.