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SYMBOL regia di Hitoshi Matsumoto

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  15/01/2018 10:35:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un uomo recluso in una stanza asettica dalle cui pareti escono degli interruttori a forma di pene di putto, un luchador mascherato impegnato in combattimento sotto gli occhi preoccupati del figlioletto: destini che si intrecciano in situazioni bizzarre ed agli antipodi (non solo geografici).
Da una parte abbiamo il dramma dello spazio chiuso da cui è impossibile fuggire, in cui ogni piccola escrescenza genitale corrisponde ad un interruttore attraverso il quale ottenere oggetti dalle molteplici forme e utilizzi, dall'altra, nell'assolato e caotico Messico, un wrestler combatte in una squallida arena senza i favori del pronostico.
L'aggettivo surreale si sposa perfettamente con questa pellicola, che, come da da titolo, è oltre modo simbolica senza essere ermetica in modo irritante. Come scopriremo nell'intenso finale la lettura si basa su una sorta di effetto farfalla traslato in inconsapevoli deliri d'onnipotenza, in quello che è un apprendimento votato a qualcosa di nettamente superiore alle normali capacità umane.
Il segmento più "realistico" diventa quindi mezzo per esplicitare la funzione dell'uomo imprigionato, il quale è vittima eletta di sperimentazioni mai tedianti e soprattutto ricche di momenti comici innervati di profonda sensibilità in grado di spiazzare, soprattutto una volta svelato il ruolo di quello che appare come cavia di qualche strambo esperimento ed invece assume a lungo andare identità ben diversa.
Matsumoto (anche attore principale) si fa portavoce di un cinema originalissimo e mai esasperante nella sua eccentricità: riesce a divertire ed allo stesso tempo invita la riflessione a dispetto di un approccio "leggero" solo in apparenza orientato su tematiche leggere.