Bellissimo noir made in italy del grande Fernando Di Leo. Il film in questione fa parte della cosiddetta "trilogia del milieu" e succede a "Milano Calibro 9", uscito l'anno prima. Come il capitolo precedente, anche questo "La Mala Ordina" è un'opera dura e cinica. Non ci sono i buoni ma soltanto carnefici e vittime. La trama si svolge a Milano e vede protagonista Luca Canali, un piccolo sfruttatore di prostitute. Da New York giungono, nel capoluogo lombardo, due gangster americani che chiedono proprio di Canali. La faccenda, inizia a divenire via via sempre più intricata e coinvolge anche uno dei boss della città, Don Vito Tressoldi. Luca si ritrova in una situazione pericolosissima e non ne capisce il perché, in quanto lui, non ha mai fatto alcun torto, ne ai mafiosi americani, ne a quelli locali. In seguito, si verrà a sapere che Canali è stato incolpato ingiustamente per aver sottratto agli americani una partita di droga, e adesso, deve venire eliminato. Ma Luca, si rivela più arcigno del previsto. Di Leo, ancora una volta, da, ad un suo film, un taglio misantropico e nichilista. Infatti, la Milano che ci viene mostrata, è una città dove la criminalità organizzata si sviluppa in larga scala, avvengono numerosi affari fra le varie mafie e spadroneggiano la prostituzione e un certo stile di vita libertino, figlio anche, probabilmente, del '68. In questo scenario, il quale funge da sfondo, il regista ci regala la drammatica e tesa vicenda di questo sfruttatore di prostitute. La vicenda è senza esclusione di colpi, e alla fine, rende quasi un'eroe, un piccolo magnaccia. Di Leo, sembra voglia mettere a confronto i personaggi del film, specie riguardo "le professioni" che svolgono. Difatti, il director ci fa vedere che, per quanto possa essere spregevole fare lo sfruttatore di prostitute, tale cosa non è niente in confronto all'essere un gangster spietato. E infatti, durante lo svolgimento della pellicola, Canali è costantemente in fuga, sapendo di non poter competere con i criminali che lo stanno cercando. I personaggi sono caratterizzati benissimo. Ognuno è più che credibile nel proprio ruolo e la storia spesso assume un realismo impressionante. D'altronde Di Leo è uno che le immagini te le sbatte in faccia, senza pensarci. Henry Silva e Woody Strode sono due gangster professionisti freddissimi, i quali non si fanno problemi ad uccidere chi intralci la loro strada. Celi è integrato alla perfezione da Di Leo nella parte del mafioso "Tressoldi". Molto freddo anche lui. Adorf è un ottimo protagonista. A tratti, il regista ci fa provare una certa empatia nei suoi confronti, specie quando la moglie e la figlioletta vengono brutalmente assassinate. Il ritmo del film è serrato. Dopo una partenza piuttosto blanda (come anche giusto che sia), dopo circa 30/35 minuti, la pellicola diventa incredibilmente appassionante e in certi punti persino mozzafiato. Abbiamo inseguimenti travolgenti e scene di tensione d'alta scuola.
Fantastico, secondo me, il tanto atteso confronto fra Canali e Don Vito Tressoldi. Qui il regista ci regala una sequenza imprevedibile e ricca di suspense. Il finale, seppur scontato, è di grande effetto, merito anche dell'originale scenografia. La fotografia è spenta, distaccata, quasi a sottolineare il pessimismo del film. Ottima, come sempre quando si parla di queste pellicole, la colonna sonora. Determinante in parecchie scene. Il cast, è di primo livello. Grande Mario Adorf, un'interpretazione tiratissima e veritiera. L'attore ha il merito di mettere in scena un personaggio molto coraggioso, riuscendo al tempo stesso, a renderlo credibile. Ottime le movenze così come l'interpretazione dei dialoghi, drammatica a tratti, e le espressioni. Davvero un validissimo attore. Celi è fantastico. Peccato solo sia stato doppiato, sarebbe stato forte sentirlo parlare con la sua vera voce ma, così è stato voluto dalla produzione. Comunque, la recitazione dell'attore messinese, è assolutamente di spessore. La parte del gangster gli riesce benissimo, sottolineando la grande versatilità dell'interprete. Lo sguardo che fa, quando Adorf gli spara, vale tutta la sua performance. Silva è il classico duro della situazione. L'attore americano, ha sempre svolto ruoli tosti, e qui, ne recita l'ennesimo, dimostrandosi ancora una volta all'altezza della situazione. La sceneggiatura è ferrea. Abbiamo uno screenplay lineare con dei buoni colpi di scena piazzati qua e la. Stesura dei personaggi convincente e dialoghi ottimi. Magari ci sono un paio di situazioni un tantino inverosimili, ma nulla di particolare. Ben scritto anche il finale.
Conclusione: noir nostrano che consiglio caldamente. Il film, è anche un strumento per provare un po' a conoscere l'Italia di quegli anni. Promosso!