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MILANO CALIBRO 9 regia di Fernando Di Leo

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elio91     9 / 10  03/10/2010 13:18:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi tolgo il cappello anche se non davanti ad Ugo Piazza (ma lo tolgo anche per lui,perché no) ma davanti ad un film di genere eccezionale che dimostra la forza del cinema italiano che fu,capace di sfornare film autoriali con mostri sacri alla Fellini,Visconti,De Sica e anche di avere quei cosidetti mestieranti nelle retrovie che magari all'estero sono in alcuni casi (giustamente) più conosciuti con questi film girati con pochi mezzi,molte idee e anche una certa rozzeria in fase di sceneggiatura e di regia. Ma quello di Milano calibro 9 non è proprio il caso.
Stiamo parlando del noir italiano per eccellenza,un lavoro apprezzato da tantissimi e senza il quale Tarantino oggi lavorerebbe ancora come commesso in una videoteca.
Di Leo dirige con una certa classe e imprime un ritmo veloce e serrato che risulta raramente smorzato,principalmente dai dialoghi "politici" nel commissariato magari interessanti ma forse un tantino slegati dal contesto (vanno bene pure questi,però). Le musiche progressive sono splendide.
Poi gli attori scelti sono maschere immortali,quella che più rimane impressa tralasciando il protagonista è quella di Mario Adorf che è davvero eccezionale. Poi c'è l'immagine della Bouchet che danza muovendo le sue grazie,altra sequenza rimasta nell'immaginario collettivo e forse quella più ricordata da tutti. E infine un Gastone Moschin silenzioso e ruvido,parla poco e agisce molto.
La forza di una sceneggiatura che vuole solo essere al servizio di un cinema senza intellettualismi di sorta è l'abbozzo essenziale dei caratteri dei personaggi a cui contribuiscono gli attori: ad esempio in un cinema di genere sia precedente che successivo immagino sia raro trovare un protagonista criminale che dimostra dietro la scorza ruvida lampi di umanità,e questo ce lo fa ammirare e ci fa parteggiare per lui. Lo stesso discorso vale per la doppia faccia che hanno anche tutti gli altri malavitosi,Adorf in primis quando si riesce a palpare l'odio che nutre per Ugo Piazza ma anche il tremendo rispetto. E non dirò altro altrimenti rischio di rovinare i colpi di scena che si susseguono fino all'ultima sequenza. E a proposito di sequenze,ce ne sono a bizzeffe che andrebbero ricordate dagli scambi di pacchi a quella dell'agguato,ma impossibile non citare l'incipit furiosamente animalesco e il finale che raggiunge vette di emotività che mai avrei pensato di avere per un lavoro del genere (di genere).
Meglio ancora,ciò che ci fa amare Milano calibro 9 è la sua forza di trasportare immediatamente lo spettatore in un mondo criminale grigio e senza patetismi,nichilista e senza speranza alcuna.