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LA ANTENA regia di Esteban Sapir

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  04/03/2011 10:41:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Alla base della storia c'è il solito malvagio,un certo Mister Tv, che controlla le televisioni,ha un debole per le donne e si dipinge i capelli in quanto calvo (lo ammetto,le analogie sono imbarazzanti ma il film è argentino),costui vuole dominare una città fuori dal tempo e dallo spazio,allegoria di un luogo che può trovarsi ovunque e può rappresentare qualsiasi popolo o nazione.
Per raggiungere lo scopo veicola nell'etere messaggi subliminali al fine di soggiogare definitivamente i cittadini già spogliati della loro voce,ora vittime di un diabolico piano che intende privarli anche della padronanza verbale e quindi del pensiero autonomo.A contrastarlo un ex impiegato televisivo e la sua famiglia cui si è aggiunto un bimbo privo di occhi,l'unico ancora in grado di scongiurare l'infausto futuro.
Se da una parte la storia non è certo innovativa con l'ennesimo scontro manicheo tra bene e male,a convincere è l'evidente censura nei confronti di quei governi che democratici lo sono solo in apparenza ,il tutto reso ancor più incisivo da una bizzarra messa in scena.Esteban Sapir attinge dall'espressionismo tedesco,forse eccedendo alcune volte considerato che il riferimento a "Metropolis" è quasi un plagio,ma non manca di guardare con temperamento a opere di numerosi registi,dai datati Wiene e Melies ,fino ai contemporanei Frank Miller e David Lynch,traendo quindi interessanti impressioni di natura surreale e onirica.
Di fatto è un film muto con un perpetuo ed energico accompagnamento musicale,le persone comunicano leggendo il labiale e i loro interventi sono raffigurati come nei fumetti, attraverso dei cosidetti "balloon" che affollano lo schermo in modo ingegnoso.Davvero sorprendenti le scenografie,definite da uno stile retrò a servizio di un parallelismo temporale distopico molto accostabile all'idea orwelliana.L'utilizzo di innumerevoli simbolismi appassiona anche se vi è un certo scompenso tra questi,alcuni sono comprensibili in modo agevole,altri mostrano una complessità fin troppo prestabilita.L'ermetismo di alcuni sviluppi fiacca in alcuni punti l'operato di Sapir,il quale pur non scadendo in un gratuito esercizio di stile non si trattiene dal dilatare certi momenti,come a voler ostentare un po' troppo la sua verve creativa.
Nulla di così grave,la critica ingegnosa con i suoi toni solo in apparenza favolistici affonda subdolamente nella brama di dominio,mettendo alla berlina il desiderio inconfessabile di ogni potente.