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ORPHANS regia di Peter Mullan

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kafka62     7 / 10  06/04/2018 15:44:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo scoperchiamento del tetto della chiesa da parte di un uragano è il parossistico culmine di una notte che precipita progressivamente i quattro fratelli protagonisti in disavventure al limite dell'assurdo e dell'incubo, tra baristi sadici e tassisti disumani, vecchiette egoiste e teppisti dal coltello (e dal fucile) facile. C'è una strana consonanza di atmosfere tra "Orphans" e un altro film coevo, "La polveriera". Anche qui la violenza è dilagante e immotivata (anche se i due fratelli ritraggono il sasso ed il coltello prima di compiere un atto irreparabile, in tal modo riabilitandosi parzialmente), ma a far da sfondo non è più la Belgrado di Milosevic, bensì quei quartieri sottoproletari visti in tanti film di Mike Leigh e Ken Loach. Del primo regista, l'esordiente Mullan riprende l'inconfondibile piglio cinico e grottesco, che a tratti si vena di surreale come lo scorsesiano "Fuori orario" e a tratti (la scena in cui il secondogenito viene rinchiuso dal proprietario del bar nello sgabuzzino insieme ad altri tre malcapitati) tarantineggia come "Pulp fiction"; di Loach, Mullan (suo attore in "My name is Joe") conserva invece la precisione dello sguardo realistico e – purtroppo – anche la tendenza a trarre pedagogicamente dalla storia una morale. La cosa migliore di "Orphans" è infatti la capacità di creare personaggi e situazioni estremamente originali, anche al prezzo di una immediata sgradevolezza (la sorella handicappata che si trascina nel bagno per fare i suoi bisogni, un uomo che eiacula sulla faccia di un guardone in vena di scherzi), mentre convince meno nel volere proporre un inutile finale riconciliatore, posticcia appendice a un film che, fino alla scena del grottesco tentativo del primogenito di portare da solo sulle spalle la bara della madre, era quasi perfetto.