caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

DAL TRAMONTO ALL'ALBA regia di Robert Rodriguez

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     6 / 10  24/07/2011 14:57:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Offerta speciale: due film in uno". Ecco, questo potrebbe essere uno spot pubblicitario perfetto per "Dal tramonto all'alba", opera ideata da Tarantino e girata da Rodriguez. Il matrimonio fra i due secondo me non è perfettamente riuscito, perché ciò che è ideato da Tarantino deve essere girato da Tarantino, per avere in pieno tutta la sua efficacia.
La prima parte ricalca il canovaccio tipico di quasi tutti i film ideati da Tarantino fino a Kill Bill, cioè la trasfigurazione di vicende che coinvolgono criminali in forma di svago dal sapore anti/neo-convenzionale. Il programma di tutte le sue prime opere è quello di estraniare e svuotare le azioni umane violente e criminali del loro contenuto e valore, mantenerne la forma (cioè lasciandole riconoscibili) e riempirle di reale "basso" e spicciolo. L'intento è principalmente comico e "accomodante" e secondariamente serve a "rivalutare" e a ricavare qualcosa di allegro e ottimistico dalla società di oggi.
Questa operazione però non riesce del tutto a Rodriguez, perché non ha il tocco di Tarantino. Prima di tutto lascia la mdp indugiare troppo sui fatti violenti, inquadrandoli, facendoli deflagrare nella loro drammaticità. La sensazione spesso non è perciò quella di assistere ad avvenimenti fittizi, ma a qualcosa di realmente violento. Inoltre Rodriguez usa troppe inquadrature anche in primo piano sulle vittime, dando loro una personalità e un tocco umano che impedisce l'estraniamento. Su tutti il povero ostaggio dalle forme di una signora grassoccia, a cui istintivamente ci affezioniamo e ci identifichiamo. Immaginare ciò che le ha fatto il personaggio interpretato da Tarantino, contribuisce a renderci questo personaggio veramente odioso. Perciò tutti i suoi isterismi, i suoi capricci, le sue battute diventano qualcosa che disturba, dà fastidio, piuttosto che qualcosa di ironico che fa ridere o ci rende il personaggio simpatico e "speciale".
In questa maniera anche la recitazione di Clooney ha qualcosa di stonato, di inappropriato. Non scattando l'estraniamento, il suo personaggio appare mal recitato e poco credibile. Clooney è fin troppo educato e signore per quel ruolo, non gli dà abbastanza pathos o convincimento. Insomma Rodriguez non riesce del tutto a far scattare la scintilla estraniante, imprescindibile per "accettare" e divertirsi delle avventure di un maniaco sessuale e di un rapinatore assassino. L'unica recitazione che si salva è quella di Harvey Keitel, il quale prende molto sul serio il suo personaggio e lo rende giustamente umano.
La musica cambia totalmente dopo che il confine con il Messico è stato attraversato. La seconda parte è nettamente migliore rispetto alla prima, a cominciare dalle prime scene che si svolgono al Titty Twister (lo "strizzatette"). Il locale stesso, per come è ideato e realizzato, rappresenta la parte più interessante e riuscita del film. Questa scena poi secondo me è fondamentale per capire la natura inconscia e rimossa del rapporto che ha Tarantino con il sesso e le donne (domina la paura della "castrazione" e il desiderio che anche la donna abbia il pene – vedi la fissa per il piede femminile, addirittura infilato in bocca a mo' di fellatio). C'è infine la conferma del concetto esteriore e opportunista che Tarantino ha dell'esistenza di Dìo (basato su sillogismi assai discutibili), non si sa fino a che punto ironico.
La scena al Titty Twister diventa all'improvviso un palpitante ed emozionante film horror zombesco-vampiresco. Certo è pieno di stereotipi (con cui volutamente si gioca) ma è decisamente ben girato e sfoggia un abile gioco lento-veloce, calma-tensione. Esce fuori anche qui un tipico elemento tarantiniano, quello della persona mite e buona che riesce a (e che "deve") tirar fuori la cattiveria e la violenza per sopravvivere.
Il finale riecheggia quello di "Jackie Brown" e conferma ancora una volta un punto fisso della "poetica" di Tarantino: un uomo e una donna non saranno mai capaci di imbastire qualcosa di fisso e duraturo insieme, tanto vale nemmeno tentare. Quello di Tarantino è un mondo profondamente individualista.
Che dire di Rodriguez. "El Mariachi" prometteva bene. Peccato che si sia buttato fra le braccia di Tarantino e si sia fatto comprare dai suoi soldi. Reinventarsi regista pulp, restando nell'intimo un regista "classico", non è qualcosa che produce risultati di valore.