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DAL TRAMONTO ALL'ALBA regia di Robert Rodriguez

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Woodman     7 / 10  09/09/2013 19:34:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tosta scorribanda allucinogena e impagabile, tributo appassionato ai b-movies d'ogni tipo in tutta la storia del cinema, curata orgia di effetti speciali notevoli e squadrone di attori superbi, fra i quali si distingue un Tarantino psicopatico e inquietantissimo, ben lontano dal puro Jimmy di "Pulp Fiction".

Purtroppo va detto che i prodotti di Rodriguez, a differenza di quelli del suo amicone, sono saturissimi, sino all'insostenibile, di citazioni e esibizionismo action. Non vi sono momenti più ragionati del dovuto, non c'è traccia di invenzioni psicologiche. Tutto è iperattivo, goliardico, facilone, inverosimile, furbo e furbesco. Certo, questa era la morale del cinema che si vuole omaggiare, ma perchè Tarantino ha fatto capolavori parlando di roba di mer.da e invece Rodriguez quella ***** l'ha solo rifatta?Qua sta la differenza fra i due invasati: Se Quentin è stato capace di reinventare il cinema di genere con la sua indubbia intelligenza di scrittura, Robert si limita a svolgere il compitino-tributo, quasi mai arricchito da guizzi sconvolgenti o trovate rivoluzionarie. Il suo cinema è più che altro purissimo intrattenimento, e va più che bene, direi, ma con l'intrattenimento puro difficilmente è meritata l'etichetta di "genio" (cosa che in parte vale anche per Quentin, che però ha saputo sfornare capolavori completi come "Le iene" e "Kill Bill").
La carriera di Rodriguez naviga su questi binari, è un ibrido di troppe cose spesso poco controllate, messe in campo con poca misura e un esagitato compiacimento tamarro.
Questa poi può anche essere una garanzia, perchè si corre meno il rischio di conferire velleità citazionistica al lavoro d'omaggio.
Se si accettano le regole, "Dal tramonto all'alba" è un gioiello. Trovate spassose come il pene-pistola, il cadavere-chitarra, Keitel the priest che si fabbrica la croce-fucile e in nome del dio in cui per l'occasione è tornato a credere stermina i fottuti mostri, Tarantino che ha le visioni perverse su Juliette Lewis, sono i punti di forza di un grottesco frastornante e estremo, che soddisfa le voglie di spettacolo e divertimento dello spettatore più esigente, che mette a tacere le critichelle del cultore "basso" più severo e presuntuosetto. Un'opera di innegabile interesse, che merita più d'una visione, e che contiene momenti sicuramente memorabili, ma che al tempo stesso annega nel suo materiale e rischia di diventare parodia di sè stessa. Insomma, Rodriguez non ha il talento di Tarantino, ma per stavolta possiamo accontentarci della di lui sceneggiatura (robaccia risalente al '90 in cui Quentin si era ben ben sfogato e aveva imbastito una storiellina cruenta e gustosa).

Consigliabile a un pubblico più vasto di quello finora raccolto da Rodriguez, "Dal tramonto all'alba" si pone come un classico del cinema omaggio, come una bella prova stilistica di un gran caz.zone chiassoso, ma che, e duole assai dirlo, trova un perfetta sintesi nel secco giudizio di un critico: Tanto cinema, poca arte.
Ahi.
Sì, perchè, se questo è riferito a questo film, allora che si dovrebbe dire di tutto il resto della filmografia del Robert?
Ri-ahi.

Da vedere, in ogni caso.
Sorprendente, questo è certo.