NotoriousNiki 7 / 10 04/06/2015 19:07:59 » Rispondi Gran sceneggiatore che negli anni '40 firmò un paio di script esemplari, 'Furore' per Ford, 'La donna del ritratto' per Lang, disimpegnatosi nei '50 passando direttamente alla regia, uscendone professionalmente solido ma senza grandi sussulti, e questo come 'L'uomo dal vestito grigio', suoi principali successi, basano il loro successo su altri settori, lo script e in questo caso la performance recitativa della futura signora Newman. Benché non sia sbagliata a priori l'idea di farne un semi documentario, a metà tra il didattismo giornalistico del narratore e l'approccio psicoanalitico che in seguito prende ma in maniera molto pressapochista, non riuscendo mai ad innalzare lo spessore della narrazione, sempre sul filo della schematizzazione, una serie di episodi della sfortunata protagonista appiccicati uno in fila all'altro, cosa che davvero fa la differenza è la Woodward (affiancata da un ottimo Lee J. Cobb) in grado di decuplicare la propria personalità in una singola sequenza senza andare in affanno mantenendola al limite della credibilità. Causa della dissociazione mentale che ricorda un po' l'epilogo di 'Marnie', un trauma infantile riportato alla luce e con altrettanta celerità la donna si riappropria della sanità mentale.