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DRIVE IN 2000 regia di Brian Trenchard-Smith

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BlueBlaster     6½ / 10  01/04/2015 01:43:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bella l'idea, poi il film lascia abbastanza a desiderare essendo un puro B-movie per di più australiano.
Le influenze di "Mad Max" (ed anche "1997 - Fuga da New york" come giustamente detto da Angel) sono palesi a partire dal soggetto...tutto si ambienta in una società distopica, la fotografia accesa e le location degradate ricordano i più famosi film post-apocalittici.
Purtroppo il cast è appena accettabile a differenza di altri filmetti americani, o dello stesso "Mad Max", che magari potevano contare su volti noti...cioè sti attori fanno il loro dovere ma i limiti ci sono e proprio a partire dal protagonista, non fatevi ingannare dalla locandina in cui sembra Brendon Lee ne "Il Corvo" perché il suo carisma non è esaltante.
Davvero gustosa la colonna sonora...Lisa Edwards - Playing With Fire, Machinations - My Hearts on Fire pezzi dei "Kids In The Kitchen" ecc...
Le scenografie sono senza dubbio una delle cose migliori a livello tecnico, pi l'action non è malaccio anche se io nella frenetica parte finale mi sono un pochino perso.
Il ritmo è discontinuo con momenti di noia e alcuni dialoghi ripetitivi quando non irritanti causa anche personaggi comprimari sciocchi...insomma se il soggetto era valido la sceneggiatura zoppica vistosamente.

Al di là della riuscita scenica sono interessanti le analisi che si possono fare guardando la pellicola...come la società "normale" ed il governo cerchino di isolare i giovani disagiati come fossero un virus in modo che non possano nuocere alla stabilità mantenendoli in una sorta di cattività, i ragazzi qui vivono una vita sicura e controllata in cui possono oziare come gli pare ma senza danneggiare nessun altro che non sia un loro "simile".
Ma alla fine non è quello che comunque i governi hanno sempre cercato di fare in passato (e perché non anche ora)? Si dice che addirittura la diffusione della droga sia supervisionata da enti governativi per assoggettare alcune generazioni....tutti quei film e quella musica che un tempo (anni 60 e 70) venivano sottoposti a censura o "limati" in modo da non influenzare le menti ed intaccare l'ipocrita cultura del buonismo.
Da questo pretesto di critica alle istituzioni si scorge poi con piacere l'intenzione di analizzare la reazione dell'individuo quando imprigionato contro sua volontà...in particolare ci si concentra sui due protagonisti nuovi a questo "campo di concentramento lussuoso" e come uno di loro accetti di buon grado una vita imposta ma tuttavia piacevole mentre l'altro cerchi con tutte le forze di evadere e riconquistare la libertà.
Le ragazze chiacchierano facendosi manicure e pettinature...i ragazzi barcamenano in piccole gang bevendo birra, guardando film e frequentando bar...vitto e alloggio sono assicurati senza bisogno di lavorare.
Insomma un carcere bello e buono in cui si mangia, ci si droga e si creano rivalità e non ultime razziali.
Finchè sono giovani ok ma quando passeranno decine di anni la mente ed il corpo resisteranno all'usura della monotonia?
Meglio una vita facile imposta in cattività con i propri simili o una vita magari più difficile e meno sicura ma frutto di scelte autonome?
Sta qui il punto forte di un film che a primo aspetto ha l'apparenza di un classico action modaiolo per teenager ma che nasconde temi importanti.

Finchè lo guardavo non mi aveva preso ma riflettendo sulle intenzioni bisogna proprio dargli dei meriti, un giorno lo rivedrò con più convinzione...comunque merita un'occhiata sicuramente nel suo genere ma ricordiamoci che è un B-movie ottantino (neanche troppo di serie B).