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NON SI SEVIZIA UN PAPERINO regia di Lucio Fulci

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Alpagueur     7½ / 10  12/10/2020 12:25:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Forse il film più bello di Fulci, ambientato ad Accendura, un ipotetico paesino pietroso della Basilicata, nel quale l'ignoranza e la superstizione regnano sovrane. Qui si muove un assassino che sembra prendere di mira i ragazzini più smaliziati di un oratorio... siamo di fronte ad un giallo atipico, dove gli esterni assolati e sassosi la fanno da padrone e dove l'assassino non ha mai subito alcun trauma (il vero trauma lo subisce il suo parente più stretto) ma è semplicemente spinto da un movente abbastanza pretenzioso, non usa armi taglienti ne guanti, agisce sia di notte che di giorno. I ritmi non sono serrati ma la trama scorre bene fino al finale a sorpresa (molto toccante e commovente, anche se col solito pupazzo strafinto che cade dalla scogliera, inquadrato ripetutamente in faccia ad ogni urto, così come all'inizio di 7 note in nero). Originale l'idea della testa del paperino ritrovata sul luogo del secondo omicidio (Antonino) e pubblicata sul quotidiano, che, così come la gabbia dello zoo de "L'uccello dalle piume di cristallo", si rivelerà fondamentale per la localizzazione geografica della casa dell'assassino. Da annoverare anche le scene del linciaggio della maciara (straziante) e del nudo di Patrizia (morbosa). Molto buone le musiche di Riz Ortolani (anche se il bravissimo compositore il suo massimo per me lo raggiunge in "Cannibal Holocaust" ma soprattutto ne "L'etrusco uccide ancora"). Ottime le interpretazioni di Tomas Milian e di Marc Porel (quest ultimo si ripeterà, alla grande, in 7 note in nero, dello stesso Fulci, 5 anni dopo). Un film che si lascia apprezzare e che offre spunti interessanti di dibattito, che risulta coinvolgente sentimentalmente per la presenza costante dei bambini (Fulci sceglie la via più facile per arrivare dritto al cuore dello spettatore), alcuni anche sfortunati dalla nascita (come la bambina sordomuta). Come dicevo prima l'assenza di un trauma scatenante (che avremo invece, anche se in età adulta, in altri due gialli interessanti di Fulci, "Lo squartatore di New York" -che riecheggierà tra l'altro la figura del papero, in particolare il caratteristico verso, al telefono- e in "Murderock") e la presenza di un movente sicuramente nobile, ma decisamente pretenzioso, costituiscono a mio parere delle criticità e penalizzano un po' questo film dal punto di vista puramente giallesco (per come inquadro io il genere), i trascorsi dell'assassino non vengono minimamente accennati e le storie che commuovono veramente alla fine sono quelle delle sue vittime e di alcuni personaggi marginali come la bambina sordomuta, lo stupido del paese e la fattucchiera. Forse un film che meriterebbe di più, ma 7 e mezzo (lo stesso che ho dato alle 7 note, purtroppo qui ci sono solo i mezzi voti altrimenti lo avrei posizionato leggermente sopra, diciamo 7 e 3/4) è comunque un ottimo voto.