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LO SQUALO 2 regia di Jeannot Szwarc

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Woodman     5 / 10  13/08/2014 17:42:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una cosa splendida, sebbene con quest'aggettivo si intenda riferirsi alla specificità del genere, in questo filmetto stupidotto sono i titoli di testa.
Mamma mia, quei titoli di testa sono magnifici, con tanto di rinnovata colonna sonora per mano dello stesso Williams.
Calano alla perfezione in un'atmosfera che si preannuncia drammatica, con efficaci cromatismi e una grafica da libro Larus ante litteram ottime per l'ingresso nelle profondità oceaniche, incommensurabili e inaccessibili. L'effetto oldie che vi è rimasto impresso rende quest'incipit ancor più intrigante, echeggia leggendarietà, sembra dire "eccoci, è tornato un incubo, sentitene il romanticismo, la dannazione riferibile a un mostro senz'anima che milita fra il buio e l'azzurro". Vabbè che presumo sia indispensabile un'anima per essere dannati, ma vabbè.
Ciò che sembra prometterci, purtroppo, non sarà mantenuto, e non è buono, c'è poco da dire.

La regia sapiente del mestierante Szwarc non è affatto sprovveduta o anemica, ma è adattata ad un contenuto talmente cretino ed enfatico che a tratti diverte e spesso sconsola, e non poco.
Sì perchè c'è un mix di effetti contradditori sullo spettatore in questa pellicola fondamentalmente vuota e soprattutto incredibilmente, innegabilmente inutile, che lascia senza parole.
Lo squalo è ancora splendido, fatto morire genialmente (anche se pare si sia voluto dichiarare che fosse un animatronix, specie per via delle riprese aeree che ci regalano la vista di uno splendido giocattolone di plastica, inerte).
Solo che, e vale un po' anche per tutto il resto, la figura dello squalo, nonostante i titoli avessero fatto ben sperare, è qui presa e intesa come generico mostro robotico tracima-anime, pesciolini, tavole da surf, elicotteri, sci d'acqua, cavi elettrici, barche. E punto.
E' tutto teso a una spettacolarizzazione innecessaria e francamente ridicola, troppo derivativa e debitrice del primo, irripetibile e geniale film, che era un grandioso trattato sulla paura.
Qui la sagace "poesia" visiva dell'abile e appassionato Steven è lontana anni luce, siamo nei pressi dell'intrattenimento facile, usa e getta, decerebrato e sì, risibile, alla fine di tutto, anche per chi di Cinema non capisce nulla e s'accontenta. Qualsiasi paragone col primo film, in effetti, somiglia a una bestemmia.
Un terminator glaciale sottoforma di splendido dentone, mostro che rispunta a casaccio nella medesima località del film originale, guarda caso, e che torna a seminare morte e terrore.
Inevitabilmente, siccome difetta del 50% rispetto al predecessore, specialmente nello scopo, lo sviluppo, sì simile ma molto più baracconesco e sensazionalistico, è piattissimo e sterile, non vi è un guizzo che si differenzi dal sussulto angoscioso generato dagli scossoni violenti della regia, eccitatissima solo nel seguire le eroiche imprese del mostro.
Sì, eroiche, perchè sembra proprio intenzionato a portare a compimento la benevola missione di trucidamento puberale, a volerci liberare da quello spot pubblicitario incitante al genocidio che è la seconda parte, quella in mare aperto, con quei dannati, invedibili, urticanti, a usar un eufemismo, ragazzetti idioti.

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Ah, senza poi dimenticare un ulteriore spot, quello dei cereali Cheerios, che sono molto meglio delle pesche sciroppate.

Peccato perchè poteva uscire qualcosa di buonissimo, concentrandosi su altri aspetti, se solo non si fosse rimasti legati alla solita formula, quella ideata da Spielberg, qui ovviamente svuotata d'ogni senso autentico e asservita ad una suspence che deve far tutto da sola per tenere in piedi l'insulsaggine generale.
Un film da cassetta, purtroppo, irrimediabilmente legato alla programmazione estiva della seconda serata concessa da Rete4, il grande mezzo che ha portato la gloria dei tre seguiti sciagurati agli occhi di infiniti spettatori d'ogni età.

Sinceramente ridicolissimo intendere i quattro film (film fino a qui, diciamo) come una "saga". Saga di cosa? Nemmeno i registi avevano presente quello che stavano facendo, è stato tutto dovuto alla proverbiale lampadina accesa in virtù della pecunia, non si può parlare di Cinema, figurarsi di saga cinematografica.
No, nemmeno "serie" va bene, risulta sempre così riduttivo e sminuente per il capostipite...

Eretico e prosaico, pacchiano e insulso, ma, come spettacolo fine a sè stesso, impermeabile ad ogni interpretazione d'ogni genere e mero giocattolino ricreativo, è efficace, dai.
Si può vedere tranquillamente, specialmente per la regia. Chi riuscirà a scindere forma e contenuto si rammaricherà per quello che poteva uscir fuori con una sceneggiatura diversa.
Ricchissimi i momenti ingenui, la tenerezza prende il sopravvento.
Commovente, già che ci siamo, la scelta grafica delle edizioni dvd.
Spegnendo il cervello lo si può apprezzare, come gran parte dei prodotti stupidi e secondari del periodo, filmini, filmacci, filmetti a lui affini.
Il suo posto oggi è nel cestone del centro commerciale, fra l'indistinguibile paccottiglia '70-'80 di cui è membro onorario.