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A SERBIAN FILM regia di Srdjan Spasojevic

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RedPill     6½ / 10  20/02/2014 14:52:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Difficile – oggigiorno più che mai – evitare che i sani (?) principi di un'etica modaiola, stucchevole e volgarmente ipocrita prendano il sopravvento… quindi, soprattutto per le "portate un pò più indigeste" come questa, restare sul pezzo, potrebbe apparire al quanto complicato.Partendo da questo presupposto, tralasciando l'ipotetico senso metaforico attribuitogli dal regista, si può comunque affermare che Srpski NON è più squallido o "pornografico" di un qualunque Big Brother da prima serata.Nel caso specifico, la regia, sceglie di omettere di proposito qualunque tipo di filtro sociomorale – tanto amato e imprescindibile – tra le immagini proposte e lo spettatore stesso, rendendo perciò difficile per quest'ultimo accettare di scendere a compromessi.Così facendo, il dramma, assume connotati che vanno ben oltre i limiti concepiti dal nostro super-ego, arrivando dritto dritto allo stomaco e soprattutto alla coscienziosa sensibilità di chi osserva.Spasojevic inoltre, è abile nel ricreare un'atmosfera ad hoc e per nulla artefatta, figlia di un contesto degradato e degenerativo, nel quale, set scarni e location per buona parte in ombra, alimentano quella persistente sensazione di disturbo emotivo.Che piaccia o no, la storia, appare certamente credibile ed il montaggio, oltre a garantirne una buona scorrevolezza, contribuisce di per sé a mantenere alta la soglia di attenzione, riducendo sensibilmente il rischio di uscirne annoiati.
Un film indubbiamente SPIETATO che, infischiandosene dei detrattori professionisti, toglie qualunque tipo di spazio all'immaginazione, nonostante i temi in esso trattati, siano prettamente legati agli aspetti più deplorevoli della natura umana.Nel caso specifico, credo che il preconcetto imperante di violenza, come unico tramite mercificabile per giungere nell'immediato allo shock dello spettatore, non sia un'argomentazione sostenibile; Srpski sublima la sua natura oltraggiosa, prolifera su di un terreno consacrato alla violenza in un habitat volto esclusivamente ad essa, e di essa se ne fa portavoce.
Qui non si tratta di giustificare un mezzo per giungere a un fine, si tratta di valutare il nesso di una scelta in relazione al contesto in cui essa viene espressa, e chiedersi: è pertinente? … io dico di si.