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LIFE AND DEATH OF A PORNO GANG regia di Mladen Djordjevic

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Cannibal Bunny     7 / 10  26/04/2011 10:31:15 » Rispondi
Beh, un'altro bel pugno nello stomaco dalla Serbia, anche se stavolta non a causa delle scene shock, che comunque non mancano.
E' tipo A Serbian Film? No. Gli unici motivi per i quali i due titoli si possono accostare tra loro sono (oltre la provenienza) la pesante componente di sesso (qui forse maggiore ed esplicito) e la violenza (ridotta e con effetti decisamente più amatoriali). Manca del tutto la cura estetica per regia e fotografia che caratteriazzava il film di Spasojević, in favore di un amatoriale (voluto, con nulla a che fare con mockumentary e simili) che ben si appresa a narrare le vicende di questa gang che in un certo senso mi ricorda quella del primo John Waters (citato nella prima sequenza con un poster di Pink Flamingos affisso alla parete alle spalle del protagonista) per via della bizzarria dei suoi componenti.
La storia comincia con questo aspirante regista che si vede "costretto" ad entrare nel mondo del porno dato che le sue aspirazioni vengono via via smorzate da una sequela di porte sbattutegli in faccia. Ciò non gli impedisce di girare comunque storie originali e visionarie, ma questo non piace affatto al produttore, che vuole unicamente gente che scopa senza inutili vellità artistiche. I rapporti tra i due vanno sempre peggio, tanto che il produttore e suo fratello (un poliziotto) lo riempono di botte a causa di alcuni pagamenti arretrati che non sono stati ancora saldati, e da qui comincia la vera storia, con questo gruppo di persone che si mette in viaggio per le campagne con il loro porno cabaret che unisce sesso e teatro. Le reazioni della gente del posto le potete immaginare, e vengono cacciati da un paese dopo l'altro. Non ho intenzione di rovinarvi la visione, quindi con la trama mi fermo qui, dove le cose andranno di male in peggio.

Allora, il film è ben fatto (seppur nel suo stile amatoriale - ma non troppo), e la storia la si segue con piacere non sapendo come andrà a finire. La sua forza non risiede nelle scene cattive e spinte, che passano da un breve accenno di zoofilia a stupri a omicidi, bensì nei personaggi e sulle loro reazioni ai fatti che li vedono in un modo o nell'altro protagonisti.
Parte come un inno alla libertà d'espressione, alla creatività, alla sessualità, proprio come nella summer of love, finendo all'interno di un inferno che trasforma la vicenda in un crudele dramma apparentemente senza via d'uscita.
Un film davvero bello che mi sento di consigliare.