caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

AUDITION regia di Takashi Miike

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
pier91     8½ / 10  12/12/2012 03:38:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Più di mezzo secolo fa Lang dichiarava che la violenza "deve" far parte di una sceneggiatura, essendo quella del sopruso fisico una delle più grandi paure umane. In tal senso il cinema si è emancipato a sufficienza. Parallelamente ha cercato di rassicurare il suo pubblico, definendo con sempre maggior schiettezza la propria essenza: autentica finzione. Ciò non toglie che la suggestione per compiersi debba contare su una rappresentazione credibile. Un incubo è sempre percorso dall' atroce convinzione che sia la realtà. Insomma se non è gratuita e, soprattutto, se non si crede onnipotente, la scena di violenza ha un forte potere drammaturgico. Anche per l' occhio più assuefatto o desensibilizzato. Io non posso affermare, come molti, che "Audition" mi abbia disturbato. Un po' li ho sentiti addosso anch' io, quegli spilli. Ma in definitiva una siffilmata efferatezza non riesce a sconvolgermi più di tanto. Fortunatamente la contorsione delle budella non è il fine del film, ma il veicolo per qualcosa d' altro. Quanto sia estenuante l' indugio sulle carni martoriate ha relativamente poca importanza, purché ci trascini a destinazione. Ovvero avvertire emozioni più durature, più sfiancanti di una reazione viscerale come il ribrezzo. Malinconia, angoscia, impotenza. Soprattutto impotenza. Per il dolore che si cristallizza e rende soli. Per la fragilità che diventa diffidenza. Per la perpetua asincronia di sensazioni, necessità, desideri fra due persone che si amano. Per la coesistenza irrealizzabile. E per il tempismo assurdo della morte, in tutto questo.