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IL SEGRETO DI VERA DRAKE regia di Mike Leigh

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  11/11/2004 14:27:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La forma di Mike Leigh è finalmente compiuta anche contro chi lo accusava di trasportare i suoi antieroi in un buco nero senza speranza, salvo poi affossarli definitivamente o purificarli nella rassegnazione E' un difetto che vedevo nel precedente "all or nothing", partitura incompiuta (per dirla alla Cechov) sul manierismo della way of life operaia inglese Il film suddetto invece è ancora un'escalation un work in progress verso la dimensione del dolore, ma come se fosse tutto inversamente proporzionale alla resa dei film precedenti Dopotutto (anche) qui assistiamo alle vicende di una famiglia disagiata però l'eco della guerra appena finita (siamo nel 1950) riporta il patriarcato familiare (mentre recita la sua imminente prevedibile fine) a raccontare le ferite con doloroso distacco In Vera Drake tutto ciò che precede non è rimosso ma vive dei riflessi incondizionati di un presente difficile ma (apparentemente) non privo di speranza Per questo la traumatica discesa del film, pur ampiamente prevista, suscita emozioni tanto forti Perchè la purezza anche fisiognomica di questa donna minuta e delicata rischia di ammmiccare più volte al conformismo vigente, ma da lì in avanti questa debolezza sarà impossibile Sorretto da un'Ilda Sventon costretta ad esibire la ripugnanza per sè e per il suo codice morale crudelmente trafitto, il film ha un'andamento lento quasi da cinema muto (non a caso il volto buffo del futuro genero si ricollega a quello di Larry Semon) mentre la macchina da presa neutrale focalizza l'abbraccio - come una sorta di ancestrale rito - della solidità monolitica familiare, almeno in un primo momento Ma la vicenda di Vera l'accusa e successiva condanna ci appaiono insostenibili Improvvisamente Leigh decide di manipolare la tensione lasciando la serenità ma anche la staticità della prima parte al suo destino opposto cronologicamente, gradatamente Il film si spezza in due appena l'ipotesi di reato invade la famiglia riunita per il fidanzamento della figlia La mdp inquadra la polizia mentre scende dalla vettura, e a pochi passi Vera e gli altri brindano felici Lo spettatore è conscio da elemento esterno di una tensione imminente I cocci di ieri permangono, successivamente, la notte di Natale con quel passaggio quasi ritualistico di una caramella E tutto il film diventa un susseguirsi di confessioni (secrets or lies?) di Vera alla polizia, di Vera al marito, del marito ai figli e al fratello Lei, costretta a estirparsi, diventa quasi più minuta contorcendosi in un dolore straziante che chiede reclama da una parte l'annientamento di sè e dall'altra il bisogno di proteggersi con le proprie braccia mani con la sua mente Leigh non giudica, semmai separa: ha diverse intuizioni forti, ma impalpabili come il silenzio solo (quello doloroso, che fa più rumore del baccano) sa essere: l'interrogatorio quasi kafkiano la prima notte, il formalismo burocrate di accuse recitate superficialmente in un'aula di tribunale mentre la famiglia assiste - vittima di tanta noncuranza legislativa e morale - della ferita che li trafigge, le lacrime di Vera che vorrebbe urlare sguaiatamente il proprio dolore Ma c'è soprattutto l'emblematico arresto nel corso della festa, mentre la nuora annuncia (non casualmente) la sua gravidanza, e l'amaro sapore dei piccoli valori della vita quando il futuro genero con la faccia da "Ridolini" parla del più bel natale della sua vita Le contraddizioni di Leigh, forse facili, ma indubbiamente sincere E soprattutto c'è un film che reclama di essere visto ascoltato approfondito nella seconda parte, quando la direzione registica abusa splendidamente delle sue possibilità
patt  11/11/2004 15:00:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
premesso che non ho visto questo film...ti volevo fare i complimenti, scrivi dei bellissimi commenti!..sei un'esperto o semplicemente un'appassionato? in ogni caso hai la capacità di saper scrivere! ciao
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  11/11/2004 23:25:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per éatt. Ti ringrazio direi che la febbre del cinema ce l'ho da sempre e' una grande passione e non nascondo di sperarci a... ma soffro di una disistima profonda per tutto quel che riguarda me e la mia vita (per questo il cinema mi aiuta superare ogni cosa, quasi)
Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  11/11/2004 15:04:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
bel commento!
Solo 1 domanda che non c'entra niente: come mai non metti mai il punto alla fine della frase? ;-)
andreapau  11/11/2004 15:29:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
è un commento ottimo sei veramente bravo!condivisibile ed equilibrato.piccola narcisistica richiesta di attenzione:mi dici qualcosa riguardo il mio?ti prego,spietatamente..grazie