jack_torrence 6½ / 10 22/09/2010 14:20:45 » Rispondi Interessante minimalismo italiano, che - visto negli stessi giorni del "Somewhere" di Sofia Coppola inaspettatamente premiato a Venezia - per certi versi vale molto di più. Se a conti fatti il voto è lo stesso (6), non così il giudizio. Questo film è un'opera prima, e sconta limiti di produzione (è stato autoprodotto e in parte autodistribuito) e di inesperienza che il film della Coppola nemmeno s'immagina. Perché questo parallelo? Perché in entrambi i film non succede "quasi nulla", e abbiamo un protagonista apatico e chiuso nel vuoto della sua esistenza. Il minimalismo della Coppola è tutto di stile, e nei contenuti sta nell'esasperazione estenuata della "solitudine da numeri a milioni di zeri". Qui invece abbiamo una solitudine molto più comune di quella; un lavoro umile, una problematica verace come quella di una madre anziana che ha subito un ictus. Una (analoga!?) solitudine sessuale, e un diverso modo di porvi rimedio (non ragazze a tutti gli angoli; solo il porno in rete). Ma la solitudine sessuale nasconde una solitudine di sentimenti, un bisogno di entrare in contatto con il prossimo che il protagonista di "Somewhere" ha anestetizzato, e qui invece è intima sofferenza che pulsa, e non si dà per vinta. Se l'esito è negativo, è perché c'è un dramma profondo, psicologico (ma non irrimediabile, non definitivo) di dissociazione tra le fantasie e il mondo reale. L'autoassuefazione autoerotica e la paura di impegnarsi ed accettare di essere destinatari anche di affetto. Dissociazione non irrimediabile tra desiderio sessuale come barlume di sopravvivenza, e improvvisa possibilità di vivere in modo inimmaginabimente più felice.
I limiti stanno nell'eccessiva stitichezza dei dialoghi (non nella recitazione, al contrario molto professionale), e soprattutto in una sproporzione tra una prima parte (che dura oltre un'ora) in cui la situazione ci viene descritta (e potrebbero bastare i 2/3 del tempo). All'ultima mezz'ora non chiederemmo di durare di più: rimpolpata di qualche passaggio (soprattutto dialogico) in più, va benone così. Il film è solo penalizzato dalla sproporzione tra le durate delle due parti (la prima, oltre un'ora descrittiva e a tratti ripetitiva, e la seconda, quella viva e dove succede una vicenda).
Resta minimalismo: anche nella seconda parte. Ma se un parallelo con Carver è lontanamente legittimo, è con questo film e non con "Somewhere". Anche i personaggi di "Amore liquido" potrebbero uscire da una raccolta di Carver.