JOKER1926 6½ / 10 14/10/2011 02:18:31 » Rispondi Quando di mezzo c'è un titolo emblematico, "I guardiani del destino", lo spettatore è avvisato, o perlomeno consapevole, di imbattersi con un prodotto di spettacolarità e di ovvia irrealtà. Irrealtà, si è il termine giusto perché in un film del genere sono le idee poco "razionali" a dettare il buono e il cattivo tempo. "I guardiani del destino" è uno di quei film che riesce a colpire e a non passare come prodotto inosservato, infatti questo film non è un film qualunque; ma nonostante tutto, "si poteva fare di più" è lo slogan che appartiene alla pellicola in questione. In pratica se le idee di partenza erano buone durante la proiezione vengono accennate nell'ottica fantascienza ma mai miseramente spiegate o accennate, quindi "I guardiani del destino" mostra il suo primo neo nella superficialità. In linea teorica, le idee di base, durante il film, dalla loro presentazione in scena dovrebbero svilupparsi e sorprendere, tutto ciò non accade, la pellicola non sfoggia nessun particolare colpo di scena e alla fine, se ci si pensa, "I guardiani del destino" è pure un prodotto abbastanza lineare che dopo essersi fatto "grande" dietro ad un artificioso "piano" fantascientifico rimane ancorato a questo senza mai diramare ed innovare il concetto iniziale.
Le ancore di salvezza per Nolfi, il regista del film, sono gli attori abbastanza "simpatici" e professionali e i dati tecnici come la fotografia e le sontuose ambientazioni, a questo punto da richiamare la scena ad inizio film del bagno, davvero fastosa, ma il film sembra lasciare proprio lì le proprie potenzialità. Ed è giusto, oltretutto, parlare di potenzialità anche se in questo film non esplodono mai e lasciano lo spettatore alle soglie di una critica non efferata ma almeno pacata, perché dopotutto le basi c'erano, l'inizio prometteva ma segue troppa fantasia, troppa fantascienza e nonostante il palco di illusione la regia non riesce ad approfittarne introducendo colpi di scena, ad esempio il finale è abbastanza frettoloso e retorico nella sua "ramanzina" verbale.