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L'ILLUSIONISTA regia di Sylvain Chomet

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Jolly Roger     8 / 10  27/04/2016 14:44:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi

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Bellissima animazione, incentrata sul personaggio di un anziano illusionista-prestigiatore, una figura romantica e malinconica, che cerca di sopravvivere in un mondo che sta ormai cambiando velocemente.
I suoi spettacoli non incontrano più il gusto del pubblico in una Parigi ormai fortemente moderna, perciò si imbarca per Londa – dove però non avrà maggiore fortuna. Pertanto, si muove nella più tradizionale Scozia, dove, tra i pub frequentati da un popolo di bevitori alla buona, ha ancora la possibilità di stupire e meravigliare le persone.
E' proprio questo il messaggio del film: l'anziano prestigiatore non sembra cercare il successo o il danaro, egli sembra più interessato a poter continuare a svolgere quel piccolo compito che si è ritagliato in questo mondo, compito piccolo ma importantissimo, ovvero regalare agli altri un po' di sorriso e di meraviglia.
Ma ormai, anche in Scozia, il progresso sta arrivando. I gruppi rock, osannati dalle ragazzine che si strappano i capelli, stanno soppiantando gli spettacoli tradizionali. Tutto un mondo sta morendo ed il film riesce a rendere questo cambiamento presentando una serie di personaggi iconici e fortemente malinconici: il povero clown che, ormai disperato, tenta il suicidio, oppure il ventriloquo, ridotto a dover vendere il proprio pupazzo / alter ego e a mendicare per strada.
Questa animazione è intrisa di una magia unica, le ambientazioni (in particolare Edimburgo) sono rese alla perfezione e tutto ciò ci fa immergere perfettamente sia in quei luoghi, ma soprattutto in quei tempi – sembra proprio di trovarcisi dentro, di viverli insieme ai protagonisti.
In un mondo che ormai non crede più ai maghi, c'è però ancora una speranza di regalare qualcosa a qualcuno: in particolare, una povera ragazzina, che crede davvero che l'illusionista abbia dei poteri magici e inizia a seguirlo ovunque, mentre lui, da parte sua, non osa spezzare la credulità della fanciulla e piuttosto lavora anche di notte, pur di fare "apparire" quei bellissimi regali che lei, estasiata, vede nelle vetrine dei negozi.
Egli si sente obbligato a fare così: la ragazzina non è ancora pronta per le dure leggi della vita, lui la protegge, cercando di mantenere in vita l'incantesimo.
La lezione di vita, che è il più grande regalo nei confronti della ragazzina, arriverà solo quando lei non sarà più una ragazzina, quando sarà pronta a comprendere: i maghi, purtroppo, non esistono.

Le luci si spengono mentre lui prende atto che, ormai, non ha più uno spazio nel mondo in qualità di prestigiatore professionista: è un abbandono triste, ma, per certi versi, anche liberatorio – ed infatti viene rappresentato dalla metaforica liberazione del coniglietto che lo accompagnava negli spettacoli. Non per questo, però, smetterà di essere un illusionista nella vita – anche s si trattasse soltanto di far apparire una matita colorata per quel bambino che viaggia nella sua stessa carrozza, su un treno che va chissà dove.
Le luci si spengono sulla città, nelle vetrine, nei teatri. Si spengono sul pupazzo del ventriloquo, esposto in vetrina a prezzo "gratis". Un pupazzo che è molto di più, perché rappresenta metaforicamente il ventriloquo stesso, che resta, come tanti altri artisti, solo un ricordo di un mondo che fu.