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IL DISCORSO DEL RE regia di Tom Hooper

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  07/02/2011 01:39:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non mi entusiasma più da tempo l'idea di andare al cinema. Mi rendo conto di attraversare un periodo critico come spettatore in cui mi trovo spesso a osannare, anche su queste pagine, film tutt'al più carini, che alla lunga non lasciano strascichi emotivi di grande rilievo. Anzi dirò di più: rimpiango quei tempi in cui un piccolo film d'essai di medio valore aveva sulla mia persona una portata emotiva superiore a quella di tanti film importante, di opere "condannate" a essere osannate. I voti del resto mi mettono in crisi. Tuttavia, stavolta non dovrei sbagliarmi. Prendi complessivamente "Il discorso del Re" e ti rendi conto della grandezza tecnica del regista, della bravura degli interpreti maschili e di come inneschi un confronto sulle classi sociali anche superiore al pur efficacissimo "The Queen" di S. Frears.
Le prime immagini sono strepitose: sembra di attraversare Orson Welles (quello di Quarto Potere, non di Shakespeare) e Laurence Olivier in pochi attimi. L'eco del disagio che rimbomba tra la folla. Ed è grandiosa la mimesi di Firth, abbastanza bilanciato tra il suo dramma interiore e la prevedibile meschinità nobiliare del suo personaggio.
Diciamo allora che il film può diventare un'esperienza molto molto stimolante seguendo le giuste avvertenze, senza cadere nella trappola dove "dietro ogni grande uomo si nasconde un piccolo grande uomo" perchè altrimenti il tutto diventa irritante, e pretestuoso. In realtà non c'è ombra di retorica nel rapporto tra Firth e il suo "logopedista" (un eccezionale G. Rush), semmai l'arricchimento di un'esperienza singolare di un uomo comune che, da attore mancato, ha potuto comprendere le debolezze e le risorse dell'animo umano.
Forse il comprimario, proprio come l'attore che rievoca gli antichi successi dei palcoscenici, sarebbe stato il giusto protagonista ("Il primo uomo comune che incontro", Colin Firth, cfr.).
Se si segue da queste angolazioni, è un'esperienza entusiasmante. Ma a dirla tutta, la sensazione che tanta abilità non sia sfruttata pienamente, prevale.
Un certo sensazionalismo di fondo, da "evento" più che da "documento", inficia il risultato. Nel suo tipico clichè britannico dove "i panni sporchi si lavano in famiglia", e a Buckingham Palace più che mai, e, diciamolo, nella sua incapacità di descrivere altrettanto bene le figure femminili. Così stilizzate, così slavate, così incapaci di rappresentare "regalmente" le loro attitudini e aspettative. Per inciso, la Regina di Helena-Bonham Carter manca totalmente di credibilità e magnetismo.
Se solo il regista avesse evitato di rappresentare un periodo storico (l'Hitler nelle immagini di Leni Riefenstahl?) affidandosi al meccanismo tipicamente "inglese" delle responsabilità assolte - e in fondo una dichiarazione di guerra ha pur sempre la stessa rilevanza "penale" - avremmo avuto uno dei più grandi film europei del decennio.
Ma, ripeto, l'eco di una voce smarrita dall'abdicazione del proprio orgoglio (e non solo) è una buona ragione per premiarlo
ferro84  11/02/2011 18:27:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Diciamo anche che la stagione è veramente fiacca, è da un pò che non si vedono film di rilievo, ecco anche perchè i vari Immaturi, Zalone e Co comandano al botteghino
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  20/02/2011 02:10:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Infierisco: la stagione è talmente fiacca che Zalone ci fa la figura di maestro della comicità (almeno fa davvero ridere)!!