tylerdurden73 9 / 10 22/02/2011 14:48:59 » Rispondi Come in un balletto dall'intreccio conosciuto Aronofsky somministra i suoi arabeschi visionari per accendere comunque l'interesse,arricchendo e modellando una materia che pur non originale e facilmente pronosticabile nell'epilogo non lascia scampo trascinandoci in un folle vortice di disperazione.Proprio come su un palcoscenico per fare la differenza,quando gli avvenimenti sono noti,devono abbagliare i protagonisti,le scenografie,la regia,l'utilizzo dei colori e dei suoni,fattori determinanti per le eventuali fortune di una mise en scène,Aronofsky in questo non sbaglia una mossa andando a rasentare la perfezione in un crescendo inquietante di raro spessore. L'ossessionante bisogno dell'etoile Nina,impegnata in un ruolo in antitesi tra luce ed oscurità,acuisce le turbe della ragazza costretta ad entrare in contatto con quel lato tenebroso tenuto a bada da un intimo autolesionismo.Dover scandagliare i meandri più bui del proprio inconscio diventa un' atroce impellenza decretata dal bisogno di spiccare in quel mondo a cui ha consegnato la propria vita,realtà e allucinazione si intersecano in piani incontrollabili prodotti da un dualismo per troppo tempo soffocato da un ambiente familiare dispoticamente matriarcale. La presenza di innumerevoli specchi e del perpetuo contrasto cromatico tra bianco e nero è sintomatico di come Nina sia incapace di differenziare o smussare la sua natura così rigidamente duplice,di tenere a bada quell'ossessione che la farà cadere preda del proprio personaggio e del suo destino in una estrema e folle assimilazione del metodo Stanislavskij. Le riprese con camera a mano donano un'incredibile fluidità di movimento a coreografie estasianti anche per chi,come il sottoscritto,non capisce nulla di danza,il balletto finale è sconvolgente nel saper esprimere la potenza di un io finalmente libero e in grado di raggiungere la tanto agognata perfezione. Natalie Portman è gigantesca,veste il ruolo come il più sfavillante degli abiti ostentando eleganza e sensualità,alternando dolcezza spiazzante a una furia tremenda con un'interpretazione che spazza i pur bravi comprimari tra cui spicca un sornione Cassel,sempre a suo agio in ruoli ambigui. "Il cigno nero" è un percorso di autodistruzione che non lascia scampo,ricco per forma espressiva ma anche pregno di una disperazione lancinante segna la consacrazione di Aronofsky ,a mio avviso con Lynch il miglior regista vivente.
strange_river 22/02/2011 23:35:40 » Rispondi Però non vale che tu l'abbia giò visto! Devo anche aspettare a leggere il commento...
tylerdurden73 23/02/2011 09:01:58 » Rispondi Di solito è il contrario Strangina,porta pazienza :)
Marrion 11/03/2011 17:21:13 » Rispondi che recensione superlativa!!! concordo su tutto! film di rara bellezza,Aronofsky si conferma un grande!! ;)