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IL CIGNO NERO regia di Darren Aronofsky

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Invia una mail all'autore del commento Zazzauser     8 / 10  09/03/2011 01:32:51 » Rispondi
La ricerca ossessiva della perfezione, la dedizione all'arte che passano necessariamente attraverso il dolore fisico e l'alienazione psicologica per arrivare all'estremo sacrificio: il mio primo approccio con Aronofsky - se si esclude il primo, almeno per me, poco soddisfacente "Pi il teorema del delirio" - è decisamente convincente. Grandissima attenzione riservata alle scenografie e all'impatto visivo della pellicola, strettamente collegate all'impianto concettuale e narrativo del film, ad esempio nella presenza di specchi quasi in ogni scena e sul marcato dualismo cromatico del bianco e del nero, a rappresentare la parabola di sdoppiamento della personalità della protagonista.
Natalie Portman, su cui gira tutta la pellicola (meno che comprimari Cassel, la Kunis e la Hershey) fornisce una prova eccezionale nell'interpretazione dello sfaccettato personaggio di questa ballerina fragile, indifesa, allucinata - spesso, forse a torto, mi ha ricordato Pascoli nel suo attaccamento infantile alla dimensione domestica e familiare, nella sua atrofizzazione ad un livello bambinesco pervaso dalla sessuofobia. Aronofsky scava nella psicanalisi freudiana utilizzando concetti già analizzati in lungo e in largo (l'eros e il thanatos, il super-io e l'es, il transfert) mettendoli però intelligentemente al servizio di una storia originale e coinvolgente, avvolta da una sottile aura di oppressione e di malasanità condita con pochi ma inquietanti dettagli horror (la trasformazione in cigno nero e l'inversione delle giunture delle ginocchia su tutte).
Non il capolavoro che forse ci si aspettava, ma di sicuro un film girato con maestria, molto elegante nella messinscena e coinvolgente nello svolgimento (mi viene l'itterizia a pensare che in molti l'hanno trovato "lento e noioso")